Assistenza aerea: il non senso di alcune procedure

imagesConsultando il sito dell’Enac (Ente Nazionale dell’Aviazione Civile) sotto la voce “Diritti del passeggero – passeggeri con disabilità o mobilità ridotta” si cita testualmente: “Il Regolamento è fondato sul principio che nel trasporto aereo, come negli altri aspetti della vita, le persone con disabilità e le persone a mobilità ridotta hanno gli stessi diritti di tutti gli altri cittadini alla libera circolazione, alla libertà di scelta e alla non discriminazione. Pertanto le persone a mobilità ridotta, dovuta a disabilità, età o altri fattori, potranno avere la possibilità di viaggiare in aereo a condizioni simili a quelle degli altri cittadini e non esserne escluse se non per motivi giustificati di sicurezza previsti dalla legge […] E’ necessario fornire assistenza, con l’impiego del personale e delle attrezzature necessarie, negli aeroporti e a bordo degli aeromobili in modo da soddisfare le loro esigenze specifiche. Per favorire l’inclusione sociale, l’assistenza deve essere fornita alle persone interessate senza costi addizionali”.

Durante il mio ultimo viaggio a Zanzibar tutto questo è stato rispettato si, ma solo in Africa. Sia a Zanzibar che in Kenya infatti il personale è stato super efficiente non facendomi pesare affatto il fatto che fossi su una sedia a rotelle. Il problema, e non è la prima volta che mi capita, è stato in Italia sia all’andata che al ritorno.

Arrivata con la mia amica ad imbarcare i bagagli, mi è stato chiesto più di una volta di che tipo di assistenza avessi bisogno, nonostante al momento della prenotazione in agenzia avessi compilato e firmato non so quanti fogli specificando tutto.

Per ben tre volte ho ripetuto di aver bisogno di aiuto fino alla scaletta ma che poi avrei potuto salire da sola. Al momento del check in, noi eravamo in prima fila ad aspettare che arrivasse qualcuno per l’assistenza ma lo stuart a terra non ha capito niente. Ha visto che io ero con la mia carrozzina ed è andato nel pallone, nonostante più volte io abbia cercato di spiegargli tutto. Non c’è stato niente da fare. Ha bloccato tutto il check in, mettendomi anche in imbarazzo, ha iniziato a fare delle telefonate ripetendomi che avrebbe dovuto chiamare un’assistenza speciale, un pulmino solo per me ecc.

Morale della favola: sono arrivati due ragazzi con un furgoncino dotato di pedana e convinti di dovermi accompagnare sull’aereo portandomi in braccio perché il genio mi ha trattata come una persona paralizzata. I ragazzi, vedendo che avevo anche le stampelle, si sono subito accorti che non avevo bisogno di tutte quelle cose e sono stati carinissimi.

Al ritorno è andata anche peggio. Sono partita da Zanzibar ed è filato tutto liscio, abbiamo fatto scalo in Kenya senza alcun problema. Arrivati in Italia mi sento dire: ”A noi non è stata segnalata l’assistenza!”. Cosaaaaa? E quella che ho avuto la mattina cosa era? Mi hanno lasciato senza parole…fatto sta che alla fine ho dovuto fare senza perché l’alternativa sarebbe stata aspettare due ore sopra all’aereo l’arrivo dell’assistenza.

Ora… per fortuna non viaggiavo da sola ma con una mia amica in grado di aiutarmi. Ma se fossi stata sola? L’assistenza dovrebbe servire proprio a renderti indipendente e a dare la possibilità a tutti di affrontare un viaggio anche se non accompagnati o sbaglio????

Related Images:

4 commenti

  1. Spero vivamente che tu abbia segnalato questa mancanza di assistenza non solamente alla tua agenzia di viaggio, la quale dovrebbe rifarsi sul vettore aereo.

  2. L’Assistenza aerea è spesso un terno a lotto… e soprattutto la cosa assurda sta nella discrezionalità delle procedure adottate dai vari areoporti! Quello che vale a Roma non vale a Genova, quello che vale qui non vale a Bari!
    Gli areoporti pugliesi da questo punto di vista sono assurdi.. hanno delle procedure che limitano fortemente, a mio avviso, la libertà di movimento della persona. In ogni caso… areoporto che vai, usanze e assistenze che trovi..

  3. Ultimamente ho voluto affrontare un viaggio, da sola, munita di sedia a rotelle, in treno, andata con “Freccia Rossa” e ritorno con “Freccia Bianca”: non facevo un viaggio in treno dagli anni dell’università (ero ancora bipede) e sono rimasta piacevolmente sorpresa dalla cortesia e dalla disponibilità dimostrate dal personale delle ferrovie. Sicuramente più professionale del personale di tanti noti aeroporti italiani.

Rispondi

Ho preso visione dell’Informativa sulla Privacy e acconsento al trattamento dei miei dati personali