“La vittoria è una salita”: storia di una scalata oltre la SM

alpi-marittimeCiao, voglio raccontarvi una storia. La storia di un ragazzo sognatore, mai domo, sempre spericolato e quasi sempre all’altezza dei suoi sogni. Questo giovane ha dei rimpianti, certo, talvolta cocenti ma anche delle belle medaglie che sventola fiero. Appena ebbe la diagnosi di sclerosi multipla non pianse copiosamente, ma accettò la sfida che il destino gli aveva lanciato. Non si chiese mai il perché, ma a dire il vero se lo doveva aspettare visto tutte le sfide irrisorie che lui stesso aveva più volte lanciato al suo destino. Così iniziò il suo cammino. Un percorso su uno di quei sentieri alpini attrezzati, pendenti nel vuoto, spesso su traversi esposti e rischiosi. Sì, era così quel cammino. Ma non rinunciò a camminare. Passarono anni, crisi ricadute, delusioni dolori, pianti sofferenze ma mai un tentennamento, poi dovette abituarsi anche al sapore effimero delle vittorie. Il gusto dolce della vittoria se non si è capaci di gustarlo può essere in grado di ubriacarti.

Così iniziò mano a mano ad adattarsi, forse il termine migliore è “plasmarsi”. Si plasmò ad ogni crisi, ad ogni schiaffo che ricevette e imparò a sorridere al graffio cocente della sua bestia. Per ben 12 volte il suo demone si presentò, tal volta con leggiadria quasi strafottente, altre volte con forza e prepotenza inumane. E per tutte le 12 volte e per tutti i 12 affronti seppe schierare le sue truppe conducendo la sua battaglia. Combatti si diceva, provaci. Provaci e riprovaci. Così fini in tempo l’Università e si ritrovò catapultato nel paludoso mondo della ricerca. Tra le ragnatele che la bestia tesseva e le scelte che lui stesso con troppa caparbietà intraprendeva come poteva non soffocare o affogare nelle paludi? Viveva perché solo vivendo e non sopravvivendo poteva sognare.

Passò l’esame di dottorato e finì lo stesso legato ai tubi. Non facevano parte della sua tesi, veramente lui si occupava di cellule e celluline ma erano sicuramente parte della scenografia che la vita gli aveva costruito. Erano il 2011 e il 2012: anni che scrissero i loro ricordi sulla pelle marchiandolo a vita. I tubi erano sulle braccia, nella vescica, ovunque. Se vuoi che i tuoi sogni si realizzino ragazzo devi svegliarti, si ripeteva. Si trasferì, accettò nuove cure, non smise mai mai mai di crederci e ricominciò a guardare quei torrioni che per troppo tempo gli erano stati sottratti. “Sì, è li che devo tornare” si imponeva nelle notti insonni. Lassù io sono libero e non c’è sperone così acerbo che non riuscirà ad accogliermi. Iniziò a risalire sulle sue cime, combatteva mille fatiche, vomitava quando agguantava una vetta. All’inizio erano facili poi man mano sempre più impegnative. Lotta, lotta, lotta, ogni passo si ripeteva, lotta.

Così riprese a sognare e quelle cime che erano tanto lontane iniziarono a cullarlo, a cullare i suoi dolori, le sue sofferenze. Erano la condizione necessaria affinché trovasse riparo dalle grinfie del suo mostro, sembrava che lassù non riuscisse a prenderlo. Forse soffriva di vertigini, la bestia. Raccontò la storia ai suoi nuovi neurologi, gli artefici di quel recupero così miracoloso, o forse gli unici che avevano capito che dentro al suo cuore c’era una grande forza che aspettava solo di essere liberata dal tappo di paura che la bestia sapientemente aveva apposto. Insisti gli dicevano, inizialmente lo massacrarono, tra cortisone e mille altre terapie: il suo fisico non era differente da uno di quei campi della terra dei fuochi della camorra. Ma la linfa che scorreva sotto era pura e pulita.

Pian piano riabilitazione dopo riabilitazione, corsa dopo corsa, fatica dopo fatica cominciò a capire che la vera cura e terapia era nel suo cuore. Se senti la fatica marciaci sopra. Sopra, fino allo sfinimento. Si ritrovò a fare ogni giorno un metro in più. Ogni giorno sommava centimetri percorsi e magnati alla sua vita. La somma di quei centimetri lo slegarono da quelle catene. E pian piano tornò a ripercorrere quei sentieri alpini che tanto amava. Non so quale sia stata la chiave di volta, del suo cammino, può anche essere che questo sogno si infranga come il cristallo caduto da un magnifico altare ma ora cammina, corre, si arrampica e ripercorre le gesta dei suoi miti ed eroi che sin da piccolo lo affascinavano.

La terapia definitiva ancora non esiste ma senza dubbio una delle migliori risiede nel cassetto della nostra mente, la chiave per aprirlo però è nel nostro cuore. È quella che bisogna assumere prima di sperare che le altre facciano effetto. Lottando non contro se stesso ma contro le catene che la bestia attaccava a gambe, braccia e collo, ha imparato a non farsi imprigionare la mente, a far sì che il demone non fosse mai in grado di legare i suoi sentimenti. Solo così imparo a vivere libero dai tormenti di quel demone.

Tutto questo ve lo scrivo per dirvi di crederci, di lottare e di cercar sempre di scorgere una meta da raggiungere, di non farvi togliere l’ossigeno dalla fatica, l’aria libera dai dolori. È estremamente difficile, ma ognuno di noi può raggiungere la sua vittoria.

Ieri sera ho ottenuto l’ammissione al corso avanzato di alpinismo. Ho dovuto superare un corso base, un corso invernale di escursionismo, ho dovuto guadagnare la stima dei maestri e degli istruttori. Quando son entrato nel CAI (Club Alpino Italiano) ero un pochino un oggetto misterioso, ora sono la loro mascotte. Siam partiti in 60, ora per l’avanzato siamo in 20 e sono tra i migliori. Sappiate che quando salgo e agguanto una cima, porto con me sempre la vostra forza, tutto ciò che voi mi avete insegnato e tutta l’umiltà, che la vita, la montagna e la malattia mi han saputo insegnare. Perché nel marcio del dolore a volte si può imparare quello che durante un intera vita possiamo denigrare, rimanendo estremamente poveri

«Penso che la vittoria sia una salita. Ogni sfida ti porta al cospetto di una salita, i primi gradini portano ad un salone
chiamato ansia, anticamera di una sala chiamata paura, qui incontrerai due porte, una che da su una discesa rapida e comoda
chiamata fuga, l’altra da su una salita più ripida e tortuosa che conduce ad un’altra chiamata coraggio solo salendo quelle scale arrivi sul panorama dal quale anche senza fiato è dolce stupendo ciò che si scorge, la vittoria… e anche per questo che amo le montagne. Solo da qua su puoi vedere il mondo, abbracciando l’orizzonte con un unico sguardo. Più sali e più il panorama è fantastico. Più sali e man mano sei vicino al vero significato di vittoria e vale a dire bellezza».

Questa l’ho scritta io, un annetto fa. Un saluto.

Gianluca

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8 commenti

  1. Grazie davvero di cuore per il tuo inno al coraggio!!!!

  2. Sono passati solamente 3 mesi dalla mia dignosi e quando la salita diventerà più ripida mi ricorderò di leggere ancora, ancora e ancora il tuo post. Grazie Gianluca!!!

  3. Gianluca sei grande , coraggioso, umano e tenero, nel modo in cui riesci a spronare gli altgri ed energico con te stesso, un esempio di vita e di impegno per tutti quangti ti andrtanno a leggere non solo per quelli che come te vivono un dramma interiore c Reply to Gianluca

    Gianluca sei grande , coraggioso, umano e tenero, nel modo in cui riesci a spronare gli altri ed energico con te stesso, un esempio di vita e di impegno per tutti quanti ti andranno a leggere non solo per quelli che come te vivono un dramma interiore che solo il pensiero fa venire le lacrime agli occhi

  4. stefania marci Reply to stefania

    Gianlu…….te l’ho sempre detto ….sei unico!!!! un ragazzo splendido hai dentro forza, tenacia,pulizia,amore,sensibilità ,competività , preparazione ed ideali !!!! vai avanti ………sappiamo benissimo che sm riserva sorprese ma sappiamo anche che il carattere può combatterla e tu nei hai a volontà! e …nei periodi in cui si va giù ….ci sosterremo vicendevolmente come abbiamo sempre fatto e poi ……la vita è una sfida ………tu l’hai saputa affrontare!!! e poi chi ti dice che necessariamente ci saranno altri periodi “giù”??? Non è detto …nn è certo ….quindi ….avanti tutta! tvttttttb

  5. Yeahhh…guerrieri che combattono ogni giorno…

  6. Sei un esempio per tutti noi!

  7. “la vera cura e terapia era nel suo cuore”
    grazie per aver condiviso con noi il tuo coraggio… a grazie di aver dato a me un pò di forza per combattere =)

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