Sono sempre in cerca di qualcosa che non trovo

Piccoli accorgimenti per la vita quotidiana. Sono quelli che la psicologa Alessandra Tongiorgi suggerisce su ogni numero di SM Italia. Perché alcuni sintomi della sclerosi multipla sono proprio “vigliacchi”, e in grado di minare l’autostima. Ma a volte, per non lasciarsi sopraffare basta davvero poco. 
Questa volta parliamo di memoria.

La lettera

Lavoro volentieri come commessa in un negozio di scarpe, ma ho difficoltà a ricordarmi quello che chiedono i clienti: se vado a prendere un paio di scarpe in magazzino, quando arrivo ho già dimenticato il colore, oppure la misura. Ho chiesto di potermi scrivere un appunto, ma dicono che non fa una buona impressione. Anche a casa cerco sempre qualcosa: il cellulare, le chiavi e non sono più riuscita a trovare i soldi del regalo di compleanno di mia mamma, perché li ho riposti in un luogo “sicuro”.

La risposta

Con questo sintomo parliamo per la prima volta delle difficoltà che riguardano la mente e che, probabilmente, sono quelle che più spaventano le persone con SM. È spesso soltanto nel colloquio individuale con lo psicologo che si ha il coraggio di chiedere se essere distratti, dimenticarsi, faticare con la concentrazione sono sintomi dovuti alla malattia oppure a stati d’animo negativi.

La risposta purtroppo non è sempre così rassicurante come si desidererebbe: la malattia può causare difficoltà cognitive, ma ansia, depressione, paure possono rendere difficile concentrarsi, ricordare, prestare attenzione per tempi prolungati e in ogni caso possono aggravare il problema cognitivo. Il risultato è comunque che si fa fatica sul lavoro, nella vita quotidiana e con lo studio. E che la fatica raddoppia, perché cerchiamo di non farcene accorgere da nessuno.

Il primo suggerimento per affrontare questo sintomo è parlarne: con il neurologo affinché vengano attivate le procedure di valutazione (test neuropsicologici) per capire se e quanto è presente la difficoltà cognitiva, con lo psicologo per parlare delle paure e delle difficoltà di natura emotiva. È invece molto difficile parlarne con amici e familiari, perché si teme di perdere il proprio ruolo, di venire ritenuti poco affidabili, ma in ogni caso cercare di ignorare il problema non è un modo per risolverlo.

Avere difficoltà nella memoria a breve termine (è questa la definizione tecnica per le dimenticanze), non significa difficoltà di comprensione della realtà o incapacità a fare ragionamenti logici. È bene sapere tuttavia che anche la mente può essere riabilitata, esattamente come avviene per una gamba indebolita o per l’equilibrio incerto. Esistono specifici operatori (tecnici della riabilitazione cognitiva) in grado di suggerire esercizi, tecniche di supporto, strategie per sostenere la memoria che possono contrastare il sintomo e aiutare la persona a migliorare le sue prestazioni cognitive.

Ammettere anche con se stessi che non si è più la stessa persona, che qualcosa è cambiato, oltre che nel corpo, anche nella mente è veramente difficile e necessita di un grande coraggio. Ma solo così sarà possibile evitare di chiudersi nelle proprie paure, di vivere con il timore di “venire colti in fallo”, di farsi “scoprire”. Essere attivi nel processo di cura sostiene un tono dell’umore positivo e una buona autostima, potersi dire: ce l’ho fatta anche in questa battaglia, rende forti e capaci di sorridere alla vita.

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3 commenti

  1. Angela Fornasero Reply to Angela

    Comunque e’ stupido che ti dica che non e’ professionale appuntarsi le cose. Se il datore di lavoro e’ una persona seria dovrebbe anche essere felice dell’intraprendena mostrata contro una possibile figuraccia, quello sarebbe peggio.
    Il mio datore sapeva della SM, le ho sempre detto come evolveva e I momenti di caos nel cervello.Ho sempre lavorat bene lo stesso, certamente con molta fatica rispetto a tempi passati. E lavoravo presso un notaio con compito redazione atti e aggiornamenti leggi. Forza, non mollare e chiedi rispetto per questa subdola malattia che inizialmente non si fa vedere, che nessuno capisce cosa ti fa provare se non noi stessi, neppure il neurologo il medico il familiare….finche non ti vedono rigida, spastica, con le stampelle, sulla sedia a rotelle, allora tutti chiedono si informano hanno pieta.

  2. Si, vero, il neurologo e psicologo/a possono aiutare. Garantito.

    In bocca al lupo e aiutate la ricerca.

  3. Sono affetto da SM dal 6/2006
    Ho lavorato (agente di commercio) sino a maggio. 2014, successivamente l’equilibrio ma soprattutto la debolezza, mi hanno costretto non farlo più
    Non guido più
    Cosa fare?
    Chiedo a voi un suggerimento
    Grazie

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