Sulla Via degli Dei. Noi, il cammino e la nostra compagnia di viaggio

Un lungo cammino da percorrere, lo zaino sulle spalle e la voglia di arrivare fino in fondo con la propria forza nonostante la presenza di un’inedita compagna di viaggio, la sclerosi multipla. Ecco la testimonianza di Angela, una storia di coraggio, tenacia, ambizione e sfida.

 

Ho 32 anni e convivo con la malattia da sedici anni, metà vita insieme. Non le ho mai dato l’opportunità di prendere il sopravvento e non ho voluto dargliela neanche ora.

Siamo partiti io, il mio amato ragazzo e Lei…la mia compagna di una vita.

Siamo partiti alla ricerca di qualcosa e di una vacanza che portasse con se l’odore di pausa dalla vita frenetica di tutti i giorni, più che di relax; e così abbiamo preso un treno, in un giorno qualunque, verso Bologna.

Non contenti di quanto stava per accadere, abbiamo portato con noi anche la febbre. Eh già, lui aveva 39 di febbre ormai da una settimana, ma questo non ci ha tolto minimamente la volontà e la forza per affrontare quanto desideravamo da tempo.

Arrivati a Bologna, abbiamo fatto un giro velocissimo dedicandoci per lo più al riposo, una cena frettolosa, la tachipirina e poi tutti a letto. Il pensiero principale era farlo stare il meglio possibile per la partenza del giorno successivo, il cammino stava per iniziare.

La mattina abbiamo chiuso gli zaini in modo da soffrire il meno possibile quei chili di troppo che ci siamo portati dietro, e siamo partiti.

È iniziata così la nostra sfida, colma di forza, volontà e speranza. Speranza, di superare le paure che ci hanno seguito fino a quel momento, e volontà, di riuscire ad arrivare alla fine, di vedere Firenze, l’unica in grado di darci le risposte che stavamo cercando.

Avremmo dovuto percorrere il tracciato in sette giorni con una media di 20 chilometri al giorno, così come prevedeva la guida, ma per volontà e questioni lavorative abbiamo ridotto a sei le tappe del cammino, alzando la media dei chilometri a 28.

In quei giorni abbiamo visto vari paesaggi che si alternavano.

Abbiamo attraversato Bologna fino ad arrivare al Santuario di San Luca. Siamo passati per il portico più lungo del mondo e percorso interi tratti ed intere ore su asfalto rovente. Abbiamo camminato sui Calanchi di Sabbiuno dove venivano gettati i corpi dei partigiani durante il fascismo, scalato mulattiere a volte strette, a volte più larghe.

Abbiamo scalato il Monte Adone tra boschi e percorsi assolati, forse il tratto più faticoso ma decisamente emozionante una volta raggiunta la vetta.

Poi attraversato castagneti, faggeti, abetaie. Abbiamo dormito a 1200 metri di quota tra lupi e cinghiali, fino a riscendere per toccare con mano un tratto dell’Antica Via Flaminia Militare.

Abbiamo attraversato anche noi il Passo della Futa, uno dei più importanti valichi dell’Appennino tosco-emiliano, insieme a cittadine e piccoli agglomerati di case.

E poi scalato, di nuovo, il Monte Gazzaro, oltrepassando boschi e paesaggi da togliere il fiato ed arrivati a percorrere 38 Km in 10 ore di cammino.

Abbiamo conosciuto persone, tutte con la stessa voglia di percorrere questo sentiero, dormito a volte in tenda con la paura di restare senza doccia e a volte in un letto accogliente. Abbiamo camminato con il caldo, con le prime luci della mattina e a tratti senza acqua, ma gli abitanti del posto ci aprivano le porte per riempirci sia la borraccia che il cuore.

L’ultimo giorno, dopo poche ora di marcia, abbiamo girato l’angolo accanto ad un cipresso e, alla fermata dell’autobus, come riporta la guida, abbiamo visto lei, Firenze.

Questa vista ci ha accompagnato nei 6 chilometri che mancavano, non lasciandoci mai soli, come un faro di speranza che sussurrava ‘ce l’avete fatta!’.

Abbiamo sofferto, riso, parlato, discusso e fatto amicizia. Stavamo per mollare, a volte l’uno e a volte l’altro, ma ad ogni sintomo di cedimento c’era sempre l’altra mano protesa e pronta a non far cadere l’altro. Un lavoro di squadra e di coppia, passo dopo passo.
Ce l’abbiamo fatta ed io ce l’ho fatta. Ho 32 anni e convivo con la malattia da sedici anni, metà vita insieme.

Non Le ho mai dato l’opportunità di prendere il sopravvento e non ho voluto dargliela neanche ora.

Da quando mi hanno diagnosticato la malattia il mio pensiero primario è sempre stato stare bene, condurre una vita normale, senza restrizioni e proteggere le persone che amo non facendole mai preoccupare.

Sono 16 anni che lavoro sulla mia forza, e ringrazio la mia compagna di vita, perché mi dà la possibilità giorno dopo giorno di essere una persona migliore: più forte, più testarda, più tenace e soprattutto più sorridente.

Ho deciso di percorrere la Via degli Dei per dimostrare alla mia volontà che il fisico riesce a starle dietro, e così è stato.

Ho percorso 168,00 Km in sei giorni, senza essermi mai allenata.

In fondo, come ogni percorso che si rispetti, sia di vita che di passaggio, quando le tue gambe sono stanche, bisogna camminare con il cuore.

Angela

Se vuoi condividere la tua storia su Giovanioltrelasm, scrivici a blog@giovanioltrelasm.it .

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5 commenti

  1. Buon per te che non hai la progressiva PP. Quando stavo bene anche io ero un amante della montagna. adesso per fare 27 scalini per arrivare a casa ….uffa. ti invidio. un abbraccio e tanti in bocca al lupo. E sono solo 6 anni.

    • La forza di volontà è un’arma fondamentale contro questa malattia e, se associata al sorriso ed alla voglia di non abbattersi, contribuisce a dare un minimo di sollievo..anche se solo mentale.
      Sono fortunata in ogni caso perché è da 16 anni che la mia volontà mi da la forza di alzarmi anche quando il fisico non vuole.
      In bocca al lupo!

  2. La forza di volontà è la prima arma contro questa malattia! Mai abbandonare il sorriso e mai dargliela vinta!

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