Storie per un mondo libero dalla sclerosi multipla

Tanta fatica per diventare interprete. E ora che succederà?

Oggi pubblichiamo la storia di Elisa che, ricevuta la diagnosi di sclerosi multipla, ha subito avuto un pensiero per il suo lavoro. Un lavoro bello ma faticoso al qualche aveva paura di dover rinunciare a causa della SM.

Mi chiamo Elisa e mi è stata diagnosticata la sclerosi multipla quasi un anno fa. Quando aspettavo ancora i risultati definitivi dell’esame del  liquor, i neurologi mi avevano detto che al 90% la mia malattia demielinizzante avrebbe avuto questo nome: sclerosi multipla.

Come se non bastasse, la diagnosi mi è piombata addosso proprio nel bel mezzo di un trasferimento. Io ed il mio compagno, infatti, stavamo per lasciare la Puglia e andare a vivere in Liguria. Se già cambiare città è complicato, farlo con questo peso lo è ancora di più.

Quando è arrivata la diagnosi non ero affatto sorpresa. Sentivo che prima o poi avrei fatto i conti con quegli strani sintomi: tutte quelle parestesie, infatti, non trovavano alcuna spiegazione, sia per il tipo di vita che conduco, sia per la professione che svolgo.

Ho la fortuna di fare il lavoro che ho sempre considerato come il più bello del mondo, ossia l’interprete di conferenza. Sono una di quelle persone che, come si vede in TV o in alcuni congressi internazionali, dalle loro cabine veicolano simultaneamente la traduzione di un discorso. 

Diventare un’interprete di conferenza è stato da sempre il mio sogno. Lo sognavo già da quando avevo 8 anni e, con tanta fatica, studio e dedizione, sono riuscita a realizzarlo.

Sapere di avere diverse lesioni al cervello mi ha destabilizzata.  Studiando neurolinguistica ho imparato che il cervello di un’interprete si modifica inevitabilmente in conseguenza della particolare attività che è chiamato a svolgere: ascoltare in una lingua e parlarne simultaneamente un’altra, mi ha anno abituata a pensare al mio cervello come ad un muscolo da allenare.

La mia palestra è la cabina e gli attrezzi che utilizzo per mantenere il mio cervello in esercizio sono solo il microfono ed una consolle.

Ecco che allora dopo la diagnosi le domande sono state tante. Come potrò continuare la mia attività? Come farò a dare seguito a quel sogno realizzato con tanta fatica se ho delle lesioni proprio all’encefalo? Cosa posso fare affinché quelle aree luminose che si vedono nella mia risonanza magnetica non intacchino le mie capacità cognitive e, di conseguenza, il mio lavoro?

Domande che ho subito posto anche alla mia neurologa, la quale mi ha rassicurata spiegandomi che la recente diagnosi ed una terapia idonea mi permetteranno di continuare a svolgere senza problemi la mia professione. Con queste rassicurazioni ho iniziato la mia prima infusione di natalizumab.

In questi mesi costellati da consulti neurologici, trasferimenti ed innumerevoli viaggi in treno o in aereo, l’essere costretta a stare lontana da una cabina mi ha riportato nuovi pensieri. Mi è capitato di domandarmi se, nonostante le parole del neurologo, io non fossi effettivamente più in grado di interpretare o comunque di reggere i ritmi e lo stress di questo lavoro.

Domande che mi angosciavano ma che hanno trovato la giusta risposta proprio recentemente. Nonostante il periodo di “riposo”, mi è capitato di interpretare  per tre diversi convegni, tutti con temi differenti e che si sono svolti in due diverse regioni.  Il risultato? No, non è cambiato proprio nulla! Sia i relatori che i partecipanti si sono complimentati con me per il mio lavoro e questo mi ha dato più che mai una gioia indescrivibile. 

Nel giro di pochi mesi la mia vita è cambiata radicalmente ed io sto cercando di affrontarla senza abbattermi. Se mi guardo indietro, oggi posso dire ciò che mi è spesso risultato difficile e cioè che sono davvero orgogliosa di me stessa.

Elisa

3 risposte

  1. Brava Elisa, hai una grande Forza che ti spinge a continuare, oggi ne avevo bisogno di una storia del genere, Tutto sembra griggio a canto me.

    1. Grazie Giovanni. Sappiamo bene che nonostante i nostri sforzi, i momenti di sconforto ci saranno sempre.
      Spero che la mia storia abbia reso la tua giornata meno grigia. Non farti abbattere!

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