Storie per un mondo libero dalla sclerosi multipla

La mia prima risonanza. Come una canzone dei Chemical Brothers

sclerosi multipla risonanza magnetica

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La seconda puntata del racconto di Valentina. Dopo le visite iniziali, la necessità di un approfondimento con la risonanza magnetica. Come affrontare questo tipo di esame la prima volta? Con un pizzico di immaginazione, fa meno paura! Se ti sei perso la puntata precedente, la trovi qui.

Finito il ciclo di cortisone, era arrivato il momento di approfondire. La mia neurologa mi mette in lista per una risonanza magnetica con contrasto.

Mai fatto la risonanza, ma pazienza, non ci morirò mica dentro!

Devo dire che l’esperienza è stata costruttiva. Infilata in un tubo, con il cranio avvolto in una gabbia stile Hannibal Lecter, con questo rumore assordante e ritmico, ho capito quanto ci si può, a volte, allontanare da sé stessi. Io mi sono rilassata e ho seguito il flusso, mi immaginavo un liquido blu che piano piano arrivava in ogni punto del mio corpo, tipo una puntata di “Siamo fatti così”, mi sono trasformata in un modellino che evidenzia la mappa nervosa dal mio cranio fino giù al midollo.

Ero così rilassata che quasi volevo dormire, ma quel rumoraccio lì non finiva di martellare. SDONG SDONG SDONG DENGDENGDENG. Ho cominciato ad ascoltarlo, tutti i rumori ritmici possono diventare musica se ci aggiungi un po’ di tuo, così improvvisamente stavo ascoltando a tutto volume una canzone dei Chemical Brothers. Mentre facevo questi trip da “Alice nel paese delle Meraviglie” mi è venuto da sorridere. Si sono accese le luci “grazie signò, può andare”, tipo quando ti congedano ad un provino per un ruolo che non è proprio il tuo.

La risonanza aveva rilevato delle macchiette nel mio cervello, quello che ho sempre creduto il mio organo migliore. Sono stata una sportiva nella vita, ho allenato per anni gambe e polmoni, ma sul cervello ho sempre puntato tutto. Libri, libero pensiero, scrittura, disegno, usavo tutto per ossigenare il mio organo migliore. Respira bello, respira, sei l’unico che mi porterà fuori da qualsiasi problema, ragiona, pensa, interrogati. Mai stata una cima a scuola, la mia è sempre stata un intelligenza emotiva, empatica. Volevo studiare psicologia all’ Università, poi dirottai verso sociologia, poi mollai per andare a lavorare. Voglio dire, non è che abbia sovrapposto la salute dell’organo con l’intelligenza, ma mi sono sentita tradita lo stesso. Tradita, sì.

Tu quoque, cerebrum, fili mi!

Ad ogni modo, la mia neurologa non si sentiva ancora confidente a sciogliere la diagnosi (finché non diagnosticano la patologia, non ti curano nemmeno ), ma mi consigliava di mantenere un regime quotidiano di normalità, però, certo, “evita le saune, i bagni turchi, i vapori caldi in generale, le ore calde e al mare meglio la mattina presto un paio di ore”. Eravamo arrivati, ormai, alle porte dell’estate, la più calda degli ultimi 150 anni. Ad agosto a Roma non si respirava, con una media giornaliera di 36-37 gradi, c’erano picchi di 39 gradi. Evita le ore calde. Ah-Ah. Semplice con l’estate più calda degli ultimi 150 anni! Ho dovuto mancare il funerale della madre di un mio caro amico, il 14 agosto alle 14. Dei suoi amici mancavo solo io.

Ecco, da che ho memoria, il mio percorso esistenziale è costellato da questi piccoli dispetti della vita.

Facevo le medie e misero mano, dopo non so quanti anni, al sistema scolastico. Arrivai al penultimo anno del Liceo e si decise che l’esame di maturità con il nuovo ordinamento sarebbe entrato in vigore l’anno successivo, fummo i primi. E così via. Piccole cose, eh, ma questo rapporto di dolcetto o scherzetto che si era creato tra me e la mia vita a volte mi disturbava un po’. Come in quel 14 agosto alle 14. Non avevo caramelle in tasca.

Valentina

Se vuoi condividere la tua storia scrivi a blog@giovanioltrelasm.it

 

5 risposte

  1. Valentina hai un modo di scrivere fantastico!sei intelligente ed ironica e leggere queste righe è un po’ come rivivere tutto (anche la mia SM è saltata fuori con una neurite ottica) ma in maniera più leggera…è vero la risonanza dopo un po’ comincia a fare lo stesso suono di un After in discoteca .
    Che meraviglia il dolcetto o scherzetto della vita!
    Non vedo l’ora di leggere il seguito e secondo me dovresti pure scrivere un libro 🙂 sei bravissima!
    Un abbraccio
    Simona

    1. Ciao Simona, l’intento delle mie righe era proprio di condividere le sensazioni provate durante il percorso della diagnosi. Tante emozioni nuove, diverse, alcune anche difficili da gestire, ma ho piacere a trovare persone che abbiano, o che sentano di aver, analogie con la mia esperienza. Fa bene, tanto. Grazie.
      Un saluto

  2. Ciao valentina ho letto il tuo racconto.Lo chiamo racconto perché sembra che stai scrivendo un libro. Fantastico.Quando farò la risonanza penserò alle tue parole e cercherò di sdrammatizzare e non avere così paura di quel tubo. Barbara.

  3. Ciao Valentina ho letto il tuo racconto lo chiamo così perché sembra che stai scrivendo un libro sulla sm.Fantastico.Quando farò la risonanza penserò alle tue parole e cercherò di sdrammatizzare quel tubo che mi fa stare così male. Barbara

  4. Grazie mille dell’entusiasmo e dei complimenti. Mi piace l’idea che la mia esperienza o il modo in cui l’ho vissuta possa essere di supporto a qualcuno o, se sono fortunata, far sorridere qualcuno.
    Per affrontare tutto dobbiamo necessariamente alleggerire il carico e non perderci d’animo mai. Daje!!!

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