Il terremoto ancora dentro, come la sclerosi multipla

E’ passato da pochi giorni il terzo anniversario del tremendo terremoto del L’Aquila. Rivivendo quegli attimi di smarrimento, con solo un sms che mi avvertiva del terremoto, chiamai il mio ragazzo per dirli di non ritornare all’Aquila, lui mi disse di accendere la televisione e che no non sarebbe tornato lì per molto tempo.
Ho pensato di farvi partecipi del racconto di Stefania, donna aquilana con SM, che conosco ormai da qualche anno. Un racconto vero, autentico, di un terremoto con qualcosa in più: la SM.

Leggete e vivete con le sue parole quei giorni:

Erano mesi che qui si conviveva con il terremoto. Tutte le sere dopocena stavo con il pc in sala, era diventata un’abitudine, ormai andavo a letto dopo le 22 o 22.30 e verso quell’ora (non so perchè) c’era sempre una scossetta. Nel frattempo avvisavo i ragazzi in chat aism che anche quella sera la scossetta c’era stata! Man mano che passava il tempo le scosse erano più frequenti: 5, 10, 15 al giorno, non tutte udibili, ma registrate. Nei precedenti 15 gg prima della catastrofe le scosse cominciarono ad essere più forti, le scuole chiudevano, si facevano rilievi e controlli e riaprivano. L’ultimo lunedì di “vita normale” ce ne fu una forte, fecero uscire tutti i ragazzi dalle scuole immediatamente e mi ritrovai a correre io stessa fuori dal bar…..confusione e panico totale ….bicchieri a terra…..durò poco però. Lì capii che non è tanto pericoloso quanto forte sia la scossa, bensì il tempo che dura! L’ultima scossa ci fu il giovedì mattina di quella stessa settimana, durò un attimo, alle 6,40 ricordo perfettamente che stavo pettinandomi velocemente prima di uscire perchè ero in ritardo, aprivo il bar alle 7, poi più nulla fino alla notte tra domenica e lunedì. Il silenzio di quei giorni (venerdì, sabato e domenica) invece di tranquillizzarci e farci pensare che finalmente era tutto finito ci atterriva, al bar ci domandavamo tutti cosa stesse succedendo, la commissione grandi rischi ci aveva rassicurati, pochi credevano alle loro rassicurazioni, però domenica sembrava finito tutto fino alle 22:45 del 5 aprile 2009….ricordi.…ricordi….di….una vita lontana….diversa….molto diversa!

Ero già in pigiama, alle 22,30 è rientrato mio figlio dal fine settimana fuori città, ero al pc in sala (ultima sera) e mi chiese: “Novità?” gli risposi: “Non mi fido, sul mobile all’ingresso ho messo i caschi ed una torcia, le coperte sono nel bagagliaio della mia macchina, mi preoccupa questo silenzio, però abitiamo in una costruzione nuova quindi dobbiamo stare tranquilli (invece ora è da demolire)”. Ci stavamo augurando la buona notte, quando è arrivata una scossa, era paragonabile ad un demolitore che rompeva i ferri, faceva un rumore assordante, eravamo immobilizzati dalla paura, ricordo che cadde un quadro all’ingresso, poi il silenzio. Era finita. Aprii la porta e ricordo bene che guardai le scale con ansia, erano intatte, allora mentre allungavo la mano per prendere le chiavi dell’auto gridai: ” Fuori tutti usciamooooooo!!!!”.

Presi le coperte nel bagagliaio mentre parlavo con i vicini di casa che erano tutti agitati, nessuno voleva rientrare in casa, si parlava della paura, del terremoto del ‘700, le rassicurazioni della commissione grandi rischi, della possibilità che potesse fare una scossa più forte, dell’assurdità di quella situazione che durava da mesi. Verso le 00.30 fece un’altra scossa più leggera. Sono convinta che se non ci fosse stata questa scossa ci sarebbero stati meno morti dei 309 che purtroppo abbiamo contato. Infatti molti si sentirono rassicurati pensando che fosse una scossa di assestamento di quella forte precedente e decisero di rientrare. Noi 3 ( la mia famiglia ) ci mettemmo a dormire in macchina, ci coprimmo (era freddissimo), parlammo un pò del terremoto, del lavoro, dissi che con quella nuova scossa avrebbero sicuramente richiuso le scuole per nuove verifiche, non potevo certo sapere che le scuole sarebbero rimaste chiuse fino al seguente anno scolastico. Mi stavo appisolando per l’enorme stanchezza che avevo, rannicchiata sul sedile , in pigiama, ciabatte e senza calze, era freddo ….quando iniziò…. se la scossa delle 22,45 era paragonabile ad un demolitore……..questa invece era……..UN VERO URAGANO! la mia auto non smetteva di muoversi, sembrava dovesse sbattere da tutte le parti, il rumore era assordante, ero seduta ma avevo paura di cadere, si muoveva troppo tutto………..non finiva …non finiva …..poi è aumentato e ……..ricordo bene ….capii che saremmo morti tutti e ……gridai : “Ti prego mio Dio ….fa che si salvi mio figlio!”….Poi, improvvisamente, finì tutto. 23 secondi di scossa, con un picco massimo di 8 gradi. Era tutto buio, tutti gridavano, ho soccorso una persona che stava malissimo, chiedeva acqua, le ho messo la mia bottiglietta tra le labbra, è arrivato un militare e l’ha caricata sulla sua auto per portarla in ospedale (non sapevamo che l’ospedale era diventato inagibile), mio figlio diceva che il centro storico era pieno di nebbia, non era nebbia, ma era la polvere dei palazzi semi crollati.

 Questo è il terremoto, qualcosa di imprevedibile e non gestibile, qualcosa che arriva e non puoi evitare, come la SM, sostengo io, anzi più potente della SM!

Post terremoto: pigiama, coperta, piedi gelidi. E’ arrivata la protezione civile! Tenda, rassicurazioni, affetto, impressione di vivere in un altro mondo, persone che hanno un accento diverso dal tuo ti circondano, ti coccolano, io sono stata fortunata nell’avere la protezione civile della città di Torino. Gran brave persone i piemontesi, schietti, veri e precisi, con molti è nata una sincera amicizia, ci sentiamo spessissimo e sono tornati tante volte solo per il piacere di stare qualche giorno insieme. Tenda per dormire, tendone per pranzare, cenare e fare colazione, doccia nel container, ore lunghissime da trascorrere. Ho chiesto di poter dare una mano in cucina, le ore allora sono trascorse più facilmente. Preparare pranzo e cena per 500 persone faceva passare il tempo, ricordo sacchi interi interminabili di patate, verdure , melanzane, zucchine. I vigili del fuoco mi hanno recuperato qualche vestito, scarpe, maglie, ma non trovavano ciò che chiedevo io e non mi facevano salire a casa. Però io, mentre loro erano dentro, son corsa per le scale ed ho visto e capito perchè non trovavano ciò che volevo, era tutto a terra, la terapia era in frigo ma, dato che non c’era corrente da giorni, non era più utilizzabile e non dissi nulla, non volevo essere un ulteriore problema.

Poi, però, una mattina la mano sinistra non la sentivo più, c’era, ma era come se non ci fosse. “Che faccio?” mi son chiesta, ho chiamato neurologia, mi ha visitata nell’ospedale del campo, non poteva fare molto, io capii che era una ricaduta, le riconosco perfettamente ormai. Infatti quando riuscimmo a fare la risonanza a Teramo avevo 3 nuove lesioni. La mano non è tornata con una funzionalità perfetta ma ho superato il problema, anche senza cortisone, ho imparato a conviverci con questo cambiamento, come dice il neurologo per fortuna ho una grande capacità di adattamento!Riiniziando a fare terapia dovevo dirlo alla tenda infermieristica della tendopoli che avevo questa patologia, perchè mi serviva il frigo per poterla conservare, avevo paura che non volessero la responsabilità di una persona con sm in tendopoli, infatti mi hanno trovato subito un posto in albergo sulla costa, li ho puntato i piedi da autentica “montanara” ho detto :IO RIMANGO QUI! e dopo varie discussioni sono riuscita a rimanere a patto che facessi terapia nella tenda infermieristica.
Ho visto aquilani senza sm fuggire dall’aquila, aquilani che non volevano vedere l’atrocità della realtà. Io no, ho girato L’AQUILA, avevo bisogno di toccare quelle crepe, quei mattoni crollati, di piangere per accettare il cambiamento come con la SM, ho dovuto conoscerla, studiarla, capirla, piangerci e poi ho imparato a conviverci.

Quando tocchi con mano e sofferenza un qualcosa di troppo grande (sm o terremoto) che non ti da alternative o crolli e ti arrendi o l’istinto di sopravvivenza viene a galla e ti adegui continuando a vivere adattandoti!

 

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7 commenti

  1. scrivere di getto da una sensazione diversa dal rileggere! <3

  2. dal tuo post, un terremoto di emozioni..

  3. Che brividi! Che coraggio Stefania, grazie Ilaria per averci fatto vivere le sue emozioni

    • Si molto coraggio e molta forza di una donnaoltre il terremoto, grazie a te laura chel’hai vissute volevo o almeno desideravo una visione vera del terremoto e non le solite cronache

  4. *Ammirazione totale*

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