Storie per un mondo libero dalla sclerosi multipla

Dopo la diagnosi, la passione per la musica mi ha aiutato a vincere le mie paure

Musica
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Oggi pubblichiamo la storia di Andrea che ha trovato nella passione per la musica la chiave per affrontare le sue paure.

Sono Andrea, un ventisettenne al quale, circa un anno e mezzo fa, è stata diagnosticata la sclerosi multipla. In realtà il mio rapporto con questa singolare malattia comincia un bel po’ prima: anche la mia mamma ha la SM.

Vorrei raccontarvi che la sclerosi multipla non mi ha portato via nulla, ma non riesco a mentire. Ho perso la mia attività, che mi era costata due anni di fatica e di sacrifici e, insieme a questo, ho perso quella capacità di innamorarmi di tutto ciò che avevo intorno, di svegliarmi la mattina appassionandomi al mondo. Mattinate rovinate da quell’insonnia che ha occupato le mie notti.

Dopo la diagnosi, mia mamma, mia sorella e le altre persone a me più vicine, come la mia ormai ex ragazza, hanno cominciato a darmi suggerimenti e consigli che però spesso suonavano come ordini sul mio stile di vita e sulla mia quotidianità: «Andrea, stasera non uscire», «Stai male perché ieri hai lavorato troppo e hai esagerato».

Recentemente, poi, il mio gruppo preferito, i Metallica, pubblicano l’album Hardwired (Frequenza che causa cortocircuito) e regalano ai fan la possibilità di vedere online tutti i videoclip che accompagnano i pezzi di quest’album.

Fin dall’età di 14 anni, tutte le volte che esce un loro album, comincio ad ascoltarne tutti brani, così, di fila, senza una pausa. Nell’abbandonarmi ancora una volta a questo rito, rimango di stucco: consacro Hardwired al mio album preferito e decido di rispolverare la mia chitarra.

Erano anni che non suonavo più e questo all’inizio mi ha fatto sentire un po’ di imbarazzo, ma dovevo suonare quei pezzi! Non è stato facile come tornare in bicicletta, ma non mi sono perso d’animo. Anche se dopo una settimana di prove avevo le mani doloranti, piene di crampi e altri sintomi sui quali non mi dilungo.

Ciò che mi piace dire è invece che riprendendo quella chitarra in mano, improvvisamente insonnia e altri fastidi e piccoli sintomi, sono spariti. Così, anche quando le mani proprio non ce la facevano, prendevo le mie cuffie e il mio lettore mp3 (distrutti dall’usura) e continuavo ad ascoltare quei brani che mi facevano salire un’irrefrenabile voglia di muovermi e di saltellare a ritmo di musica.

Un carissimo amico e vecchio compagno di banco, sentendomi suonare la chitarra ha voluto coinvolgermi nel coro della chiesa. Che spettacolo! Per due mesi ci siamo ritrovati in orari pazzeschi a provare insieme i vari canti: eravamo tutti giovani, tutti pronti e vogliosi di darmi una mano se mi vedevano un po’ impacciato.

E così arriva il 24 dicembre. Poco prima della messa scopro che il primo chitarrista e corista maschile si era beccato l’influenza e soprattutto che io ero il secondo.

Mancavano 10 minuti all’inizio della funzione e un mix di imbarazzo e paura ha cominciato a salire, almeno fino a quando il coro femminile non ha iniziato a cantare. Bravissime, sembravano angeli. Improvvisamente un brivido mi ha attraversato tutto il corpo: avevo la pelle d’oca, ma le mie mani e la mia voce hanno iniziato ad essere più fluide e al mio canto si è subito unito in scia quello di tutti gli altri ragazzi.

Ecco, quella sera, quell’esperienza, sono diventate un po’ la mia fonte di ispirazione.Ho capito che se mi lascio trascinare dalle mie paure, sarò sempre in imbarazzo; se invece le affronto guardandole in faccia, servendomi della musica e combattendole con la mia chitarra, queste passano e lasciano spazio a nuove ed impensabili energie che non credevo neppure di avere.

Ho persino deciso di partecipare ad un concorso indetto proprio dal mio gruppo preferito, per diventare il quinto boyscout della band. So che può sembrare un impresa folle, ma i messaggi ed il sostegno che ogni mattina tante persone postano sulla pagina FB che ho creato per questo mio progetto, mi danno forza e mi hanno fatto conoscere un sacco di persone meravigliose.

Insomma, se diventerò mai il quinto boyscout, vi dirò: «Non vi conosco, ma vi amo!».

Andrea

Una risposta

  1. Ciao Andrea. You rock! Grazie della condivisione. Non smettere di suonare! Un saluto e in bocca al lupo per tutto.

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