Storie per un mondo libero dalla sclerosi multipla

“Sorridere non significa sempre essere felici. Io l’ho imparato con il tempo”

sclerosi multipla sempre mia

sclerosi multipla sempre mia

Vorrei raccontarvi la mia storia con “Sempre Mia”. Non aspettatevi che la chiami con il suo nome vero, perché mi mette ancora paura, timore, ansia e tanto dolore.

Ho 20 anni e la mia malattia l’hanno scoperta 6 anni fa. Dico “hanno”, perché la frase “l’ho scoperta” è troppo forte. Ho sempre cercato di nascondere tutto ai miei genitori, ma questa volta è stato diverso. Per me era una cosa normale non riuscire a controllare la gamba o parlare con la bocca tutta da un lato. Per me, ma non per loro.

Quando hanno scoperto quello che nascondevo questi sintomi, mia madre ha insistito per farmi controllare e aiutare, anche se questa cosa mi infastidiva.

 

La diagnosi

Arrivate in ospedale, mia mamma mi ha detto una cosa che non scorderò mai:

“Da questa guerra ne usciremo vittoriose”

In quel momento, a 14 anni, queste parole mi hanno dato fastidio perché si stava unendo al mio dolore quando, in realtà, lei stava bene. Col passare degli anni, però, ho capito che quel giorno ha sofferto e che avrebbe continuato a soffrire. Perché la mamma è sempre la mamma, giusto?!

Spiegare “Sempre Mia” ad una ragazza di 14 anni non è semplice.  Per farlo, mio padre si è inventato una storiella che mi ha aiutato a sdrammatizzare un po’ la situazione. Mi ha raccontato che il mio cervello è fatto di tanti fili che formano una coperta. Questa coperta però, ha tanti buchi difficili da ricucire. Io non capivo! E mi sono messa a ridere.

Tornata a scuola raccontavo così la mia malattia, con quella storiella, fino a quando un giorno non sono cresciuta. Fino a quel momento erano i miei genitori a vedersela con terapie e farmaci. Una volta diventata grande, ho dovuto imparare a sbrigarmela da sola. Dovevo e volevo capire cosa stavo facendo e, soprattutto, capire cosa c’era nel mio cervello, cosa non funzionava.

 E poi crescendo…

Ho cominciato a fare ricerche. Non so se è stata una cosa giusta da fare, o se ho sbagliato. Fatto sta che dopo aver letto cosa poteva succedermi e a cosa andavo incontro, sono caduta in depressione. Nessuno poteva aiutarmi, perché non volevo essere aiutata. Volevo vedermela da sola.

Quando ero all’apice della mia disperazione, ho intravisto un piccolo raggio di luce. Si chiama Francesco. È un ragazzo testardo, ma al tempo stesso pieno di paure e di insicurezze.

Si è messo in testa che doveva sbloccare i miei pensieri, che non dovevo focalizzarmi sulle cose negative di “Sempre Mia”. Anzi! Dovevo imparare ad apprezzarla.

Un bel giorno mi ha portato al mare e mi ha detto che lì ero libera di fare quello che volevo. Nessuno avrebbe notato la mia diversità perché sulla sabbia siamo tutti un po’ impacciati e nell’acqua non si ha bisogno di camminare perché non si sta in equilibrio.

Lui mi ha aiutato tanto e lo ha fatto per ben 3 anni, ma aiutando me nascondeva di stare male, così a un certo punto le nostre strade si sono separate. Avevo un carattere forte ed ero troppo orgogliosa per ammettere che avevo bisogno di aiuto.

Il mio futuro

Posso dire però che tutta questa storia mi ha fatto capire cosa significa essere felici anche per le cose più banali, ed essere irrimediabilmente tristi per altre.

Ero sinceramente una bambina abbastanza capricciosa, un po’ acida, che non aveva amici capaci di comprenderla. Ma ero anche molto timida ed impacciata. Oggi, invece, molte cose sono cambiate.

Sono una ragazza che conosce il valore dell’amicizia e consapevole del fatto che chi vuole stare con me deve accettare due realtà: la mia e quella di “Sempre Mia”, che è quella più importante.

Oggi capisco cosa significa avere bisogno di aiuto e capisco anche il bisogno di un sorriso, di una carezza. E poi ho capito che la Giorgia di un tempo, quella forte ed orgogliosa di sé, in realtà era piena di incertezze. Sorridere non significa sempre essere felici.

Anche se i miei genitori continuano a volermi chiudere in una campana di vetro per paura che mi succeda qualcosa di pericoloso, ho deciso di “ribellarmi” e di seguire il mio sogno: viaggiare.

Voglio far capire loro che non sono più la bambina di 14 anni, che sono cresciuta e che voglio visitare l’Italia e dimostrare che posso farcela. E lo farò insieme ad un’amica vera, che mi sa comprendere e che si fa voler bene. Rimarrà “Sempre Mia”, e mia per sempre.

Giorgia

Se anche tu vuoi raccontarci la tua storia scrivi a blog@giovanioltrelasm.it

2 risposte

  1. Sei una ragazza forte e coraggiosa… In bocca al lupo per tutto… Sii sempre te stessa e fa tutto ciò che credi di poter fare…. Un abbraccio

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