Storie per un mondo libero dalla sclerosi multipla

Un fastidioso formicolio sotto i piedi

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Manuela, presa dal lavoro e dalla sua quotidianità, inizia a notare qualcosa che non va. Che cosa le sta succedendo? Vi proponiamo qui la prima parte della sua storia (leggi la seconda parte). 

Lunedì, fuori c’è un sole che ti mette voglia di una bella passeggiata sul lungomare. Mi preparo, faccio una colazione veloce, tra pochi minuti arriva mia zia per andare a lavoro.

Stamattina anche se è lunedì, si lavora. Prossima settimana è Pasqua, ancora non si è deciso cosa fare il giorno di Pasquetta ma come ogni anno ci si organizza all’ultimo minuto. Suona il telefono, è mia zia, prendo la borsa ed esco di casa sempre dopo essermi guardata allo specchio, capelli in ordine e trucco perfetto.

Lungo il tragitto per arrivare a lavoro mi incanto sempre a guardare il mare, il sole oggi lo rende più bello, non fa nemmeno una piega. È calmo, sembra puoi camminarci sopra.

 

I primi sintomi

Arrivata a lavoro entrano i primi clienti. Scelgono un regalo da mettere dentro l’uovo di Pasqua, dico a zia di occuparsene lei, io continuerò a mettere la merce invernale negli scatoloni. Forse stamattina ho sbagliato l’abbigliamento, sento un formicolio sotto i piedi e la canotta in microfibra continua ad infastidirmi. Faccio una breve pausa, caffè e sigaretta.

Mi sento nervosa, oggi la fumo nonostante io detesti parlare alle clienti con l’odore di fumo, ma prendo una mentina e continuo il mio lavoro. Guardo l’orologio: un’oretta e torno a casa, non vedo l’ora di togliere queste scarpe e questa canotta, il formicolio sta diventando troppo fastidioso.

Dico a zia se possiamo chiudere sono le 12.40, voglio andare a casa, sono irritata. Avrei voluto fare una passeggiata prima di tornare a lavoro ma mettere le scarpe è l’ultima cosa che vorrei fare in questo momento. Mi addormento mentre guardo Uomini e donne.

Sento freddo, la voce di Tina che urla contro una corteggiatrice mi sveglia, sono le 15.20, è meglio alzarmi prendere un caffè. Tra poco ritorno a lavoro e porto con me il formicolio fastidioso. “Zia, pensi mi abbia morso un ragno e mi ha fatto allergia?”. Penso di tutto! Ai morsi di ragno, alle allergie ai tessuti. Vado in ufficio e cambio le calze, ne prendo uno bianco 100% cotone dall’espositore, spero di avere un po’ di sollievo, ma niente.

Guardo fuori e il cielo cattura la mia attenzione, non saprei definire il colore ma quelle sfumature di rosso e arancione mi fanno non sentire il formicolio. Torno a casa, ho fame, mamma ha preparato le bruschette con pomodoro e mozzarella. Ne mangio due e mi lamento con mia mamma del fastidio ai piedi e all’addome. Forse è il caso di prendere un anti infiammatorio e andare a letto.

Suona la sveglia, è martedì. Giù i piedi dal letto, c’è da affrontare un’altra giornata a lavoro. Infilo i miei jeans preferiti e una T-shirt bianca in cotone con una stampa sul davanti. Che diamine, è impossibile che io oggi non sopporti nemmeno i jeans. Faccio le mie ore di lavoro molto tesa e nervosa, vorrei solo scoprire la causa.

Mi sento come se avessi preso la scossa, vorrei urlare, ma sono a lavoro e sorrido contando i secondi per tornare a casa. Arrivata a casa finalmente mi spoglio e vado in doccia, anzi no, faccio un bagno caldo prima di andare a letto, non vorrei fosse stanchezza. La voce di mia mamma mi sveglia, commenta con mio padre una notizia al telegiornale. L’odore del caffè mi spinge ad alzarmi, ci provo ma una pesantezza alle gambe me lo impedisce.

 

La corsa in ospedale

“Mamma!”, un urlo esce dalla mia bocca, provo ad alzarmi ma le gambe sono rigide pesanti fanno male. Piango! Chiamo zia, non posso lavorare ma devo correre in ospedale. La preoccupazione si leggeva negli occhi spenti di mia mamma e nella velocità della guida di mio padre.

“Dottore ho il formicolio in tutto il corpo e le gambe sembrano irrigidirsi sempre di più!”. Mi sdraio nel lettino per un controllo veloce, il dottore dice che sono ansiosa mi manda a casa con delle gocce per l’ansia. Un uomo anziano, secondo me vicino al pensionamento, di casi ne avrà visti nella sua vita, ma quel giorno ha deciso così, pur non conoscendomi, per lui è stato più facile prescrivere dell’ansiolitico ad un esame più approfondito.

Torno a casa, non soddisfatta! Io non sono ansiosa, io quelle gocce non le prendo.

Manuela

La storia di Manuela prosegue domani, se anche tu vuoi raccontarci la tua scrivici

5 risposte

  1. Purtoppo Manuela la mia storia è cominciata così 23 anni fa, solo che essendo dandoci mamma , il mio azioni medico penso di dire ai miei che era solo la tensione per la mia nuova condizione di mamma, troppi giovane per reggere il peso,così oltre ad avere i primi sintomi di un malattia bastardo, dovevo anche subire le ingiuste frecciatine di chi mi stava intorno facendomi sentire inadeguata.

  2. Ciao Manuela, di sicuro domani vorrò leggere il resto della tua storia. Sai io ho cominciato il mio percorso proprio l’anno scorso in questa giornata…ma ti racconterò domani,un caro saluto

  3. Tutto iniziò 10 anni e 9 mesi fa. Mi svegliai e vedevo tutto doppio…due mamme, due papà, 4 sorelle. Dovevo andare a CT col mio fidanzato per piacere, non rinunciai a farlo, ma tutto era sdoppiato. Tutto pensavo, tranne che fosse lei, malefica e indesiderata. Passarono giorni prima della diagnosi e a 23 anni stenti anche a crederci. La mia vita è finita lì…

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