Un viaggio nell’anima chiamato psicoterapia

1446459190_inside-outSono finalmente giunta al traguardo. Ci è voluto un po’ di tempo, ma ce l’ho fatta: ho concluso il mio percorso di psicoterapia.

Sono stati anni importanti, sono successe tante cose e ne sono cambiate tante altre, ma non sono stata a guardare. Ho deciso di approfittare di tutto questo movimento, per sciogliere quei nodi che mi stavano stringendo troppo forte l’anima. Ci ho messo tanto di mio, certo, ma senza di lei (la mia psicologa), probabilmente non sarei qui a scrivere questo post.

Dire di aver cominciato un percorso di psicoterapia è quasi un tabù. Quando si decide di condividerlo si sente il bisogno di affiancare la notizia ad una giusta motivazione che possa evitare l’insorgenza di strane idee nella mente degli altri. In fondo si sa, l’idea comune è che psicologo=”problema di testa”. Sbagliato! Andare dallo psicologo significa CORAGGIO; avere il coraggio di guardarsi dentro, di toccare quelle corde che ti fa paura solo immaginare, di sfiorare quei ricordi che ci mettono in crisi.

Il momento della diagnosi (o della non diagnosi, dato che succede anche questo), per esempio. Quante volte ripensare a quel giorno ci ha messo in crisi? Eppure ricordiamo ogni singolo particolare di quella giornata. Ma forse è proprio questo che ci fa traballare tutte le volte che quel ricordo arriva alla mente. È una questione di equilibrio dell’anima.

Spesso si ri-trova il giusto equilibrio in perfetta autonomia, senza ricorrere all’aiuto di nessuno; altre volte, invece, è più difficile. Ci sono poi delle volte in cui siamo convinti (ma proprio convinti!), che vada tutto bene, che la nostra anima sia un filo di seta liscio e ben teso. Peccato che queste nostre convinzioni sono spesso lo specchio di un mondo interiore completamente aggrovigliato di cui è quasi impossibile trovare il capo. E sì, è proprio quando continuiamo a ripeterci che “va tutto bene”, che il nostro inconscio (o subconscio?), gioca brutti scherzi!

Chiedere aiuto, soprattutto ad uno psicologo, è tuttavia troppo difficile. O almeno così è stato per me. Accettare che qualcuno ti aiuti a penetrare il tuo mondo interiore e che possa darti una lettura delle cose nuova, diversa… esterna, non è semplice ma è utile.

Quando cominci tutto è complicato. Iniziare un percorso con uno psicologo comporta instaurare una relazione e come in tutte le relazioni è necessario conoscersi, scrutarsi, capire che ci si può fidare dell’altro. Il vero viaggio comincia quando abbassi le tue difese e dai spazio alle tue forze e alle tue fragilità. È come avere davanti un puzzle di migliaia di pezzi: ognuno ha forma e sfumature diverse, ma tutti servono a riempire la tua esistenza. Rimetterlo insieme, soprattutto dopo che arriva Lei, è davvero difficile. Ci vuole pazienza, determinazione e coraggio. Senza questi tre elementi molli prima. Non sei un giocatore solitario. Le situazioni, la vita di tutti i giorni, i nuovi eventi (spesso imprevisti), possono dare forma e colori nuovi ai pezzi della tua anima. E questo, a volte, ti costringe a ricominciare da capo, o semplicemente a trovare una nuova strategia per completare il quadro.

Quello della psicoterapia, insomma, è un percorso lungo e tortuoso, ma quando cominci a trovare la strada il viaggio diventa davvero interessante! Pian piano ti si apre un mondo. Cominci improvvisamente a dare un significato alle cose, alle vicende e inizi a vedere la tua vita con occhi diversi.

Il viaggio che ho vissuto in questi anni è stato un’esperienza sfidante: in alcuni momenti avrei voluto scappare, in altri vedevo quella chiacchierata come un’ancora di salvezza, in altri ancora non sapevo cosa dire, cosa raccontare. Ho iniziato parlando della malattia per poi cogliere l’occasione (in modo del tutto naturale e inconsapevole) di fare un check della mia vita: dal passato al futuro, passando dal presente. Un check che mi ha permesso di smitizzare ansie e paure, di trovare nuove ragioni e di scoprire punti di vista diversi, che hanno arricchito il mio modo di approcciarmi alle cose.

Finalmente, però, siamo arrivati alla fine. Siamo giunte alla meta con il sorriso sulle labbra, simbolo delle nostre ultime avventure insieme (mie e della mia psico-compagna di viaggio). Siamo arrivati. Posso finalmente scendere da questo traghetto con la consapevolezza che oggi, nella mia esistenza, Lei è solo un contorno.

Non possiamo dimenticarla, ma è solo la cornice della nostra vita. Il meglio di quello che viviamo sta nei colori con cui decidiamo di dipingere il quadro della nostra esistenza.

Ps. Ho dimenticato un’altra consapevolezza… quella di aver avuto il coraggio di scrivere questo post! 🙂

 

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15 commenti

  1. È una gioia leggere queste cose ! Grazie per la condivisione 🙂

  2. Chiaramente commossa a leggere tutto questo. Il percorso che stavo per iniziare ma che non ho continuato. Il percorso che farò. Grazie Ale, grazie per aver avuto questo CORAGGIO! <3

    • Ciao Fa! …Ce l’hai pure tu questo coraggio! Fai questo percorso, stringi i denti e arriva fino in fondo. Avrai occhi nuovi e il cuore un po’ più sgombro. Fare un percorso non significa certamente che non avrai più bisogno di aiuto per il resto della vita, ma sicuramente ti permette di trovare nuove risorse dentro di te.<3

  3. Un bellissimo post Ale! Grazie!

  4. Cara Alessia, il post che hai scritto è davvero perfetto, in assoluto, per quello che dice a tutti, e, in relativo, per me, che la prossima settimana darò inizio ad un percorso analogo. Mi dà forza per superare tutti i dubbi che ho e quel pregiudizio destabilizzante di cui parli bene anche tu (psicologo=”problema di testa”).
    E’ un viaggio che mi spaventa, ma la tua testimonianza mi accompagnerà nell’intrapresa.
    Un abbraccio
    Cristiano

    • Ciao Krys. Sapere che la mia esperienza possa darti la forza per superare dubbi e pregiudizi, mi rende felice e ripaga tutto il coraggio che ho dovuto tirar fuori per pubblicare questo post. Come ho scritto il viaggio è lungo. Essere spaventati è normalissimo all’inizio, come lo sarà nel momento in cui comincerai a scoprire le forze e le fragilità che abitano dentro di te e che non si conoscono, non si possono conoscere. Quello che ti dico è…. credici! Credici davvero! Questo ti aiuterà tantissimo e ti permetterà di vivere questo percorso con maggiore tranquillità e fiducia.
      Good Luck, Cristiano! Un abbraccio

  5. Grazie Per avere scritte questi bellissimi parole e il coraggio che hai davvero tanto tanto un abbraccio fortissimo

  6. Ciao, sono anche io un’Alessia!
    In incognito e ben aggrovigliata, alla ricerca di un po’ di coraggio in più per uscire dal mio bozzolo…
    La tua testimonianza mi rende fiduciosa, grazie!

  7. Ciao Alessia, ho letto il tuo post, e ti dico subito brava!!
    Brava per diversi motivi, I) Perché hai dimostrato determinazione e coraggio. II) Perché hai spiegato cosa vuol dire fare un percorso di psicoterapia . III) Perché con l’illustrazione ( “Va tutto bene”) aiuti nella pratica a prendere coraggio e incominciare con ‘aiuto di un psicologo/a.
    Io assisto mia moglie Aurelia 24 ore su 24 (scrivo con il suo consenso) ; questo percorso è stato per lei un po’ difficile ma fondamentale e lo è per tutti; perché se non c’è dentro il proprio cuore, la “Pace”, il corpo ne risente; se poi ci sono malumori, nervosismo, ed uno si irrita con facilità; tutto questo peggiora la situazione personale.
    Quindi la prima cura è a livello emotivo e spirituale; per questo chiudersi a riccio ( per così dire ) ed isolarsi non aiuta. Tu Alessia con questo post aiuterai senz’altro altri… ed io insieme ad altri ti sostengo.
    Certo che non è facile, aprire la porta del proprio cuore e far uscire ciò che uno ha dentro ( ognuno ha la propria personalità il proprio carattere, il proprio modo di pensare; un percorso soggettivo ma alla fine porterà a dei risultati positivi.
    Il nostro corpo, si divide in due; una parte fisica e una spirituale; se quella spirituale soffre, influirà anche su quello fisico. Fare la cura sulla causa, si risolve il problema; ma ancora per questa compagna, sm una cura vera sella causa non c’è e anche se la scienza non riuscirà a trovarla; il nostro Creatore, ci aiuta già a non perdere la speranza. ( se non sei credente non tenere conto ) Ma il vero Dio come miglior psicologo, perché ci ha creato e sa come siamo fatti e di che cosa abbiamo da bisogno; ci invita a farci istruire nella via per la quale dobbiamo camminare ( Isaia 48: 17.18 ) Poi chi ha questa patologia è spiritualmente giù, per questo io e mia moglie Aurelia ( conoscendo il proposito di Dio per la nostra esistenza ) ci viene spontaneo parlare, e dire che questo è solo un periodo della nostra vita interrotto, anche se la scienza non troverà la cura, il nostro Padre celeste ha già detto che lo zoppo salterà proprio come fa il cervo…( Isaia 35 :6 ) Solo che ha stabilito anche il tempo di quando farà questo.
    Non siamo creduloni e ne utopisti ma la vera fede ci fa vedere già le cose come realtà perché l’accurata conoscenza della verità descrive la fede come: sicura aspettazione di cose sperate, evidente dimostrazione di realtà benché non vedute. ( Ebrei 11:1 )
    Tu hai avuto il coraggio di scrivere questo post, dico concreto, significativo; io ho avuto ( senza conoscerti ) la forza ed anche un certo coraggio di trasmettere delle verità che questa sera quando andrò a letto mi permetteranno di fare un sonno tranquillo sapendo che possono accendere il sorriso, e la gioia di chi vive volendo bene anche al prossimo.

    Antonino l’ombra di Aurelia.

  8. Grazie Alessia! Bellissimo post che da la forza di cominciare a chi non l’ha già fatto!

  9. Sì, Alessia.
    Bisogna aver, coraggio.
    Bravissima!!
    Anche io. con la psicologa.
    Tanto aiuto ed ho messo ordine, nella mia vita.
    Sclerosi multipla e realizzare, un sogno.
    Imparo grafica.
    Come per ognuno di noi, dobbiamo esser pronti, ad accogliere il, nuovo.
    Il nuovo, della vita.
    Tanta speranza: http://www.vita.it/it/article/2015/09/29/staminali-embrionali-e-sla-la-cura-di-vescovi-segna-il-primo-goal/136719/
    Serena giornata, a tutti.

    Antonio

  10. Ciao Alessia, anch’io vado da una psicologa da molto e mi ritengo fortunato perché ho incontrato una persona attenta e sensibile. Tutti pensano: “va dallo psicologo … è ovvio … la sua malattia è difficile da accettare! ” Ma, a dire il vero, la SM è l’ultimo dei miei problemi! E la psicologa l ha capito! Io la malattia l ho accettata e ci convivo, anche grazie a questo sito. Il problema è farla accettare agli altri! Ho una malattia, non sono la malattia!

    • Ciao Paolo. Grazie per la tua testimonianza. E’ vero, capita spesso che quando si è in terapia si parta dalla malattia per poi in realtà giungere a discutere di questioni molto diverse e per certi versi molto più profonde che nulla o poco hanno a che fare con essa. Cosa ancora più vera è il fatto che spesso il punto cruciale non è tanto il l’accettazione della malattia o il rapporto con essa, ma piuttosto “come viversela rispetto alla famiglia” o agli amici. La famiglia ha un ruolo importantissimo e centrale nella nostra esistenza, dunque anche nei momenti più difficoltosi come l’arrivo e la quotidianità con la SM. Non riuscire a vivere questa nuova “condizione” con naturalezza (per quanto possibile, ovviamente!) in famiglia, pregiudica spesso la nostra capacità di viverla con gli altri e soprattutto di avere un rapporto sereno con la famiglia stessa. Hai ragione, abbiamo la malattia, ma non siamo la malattia. Dovremmo ricordarcelo più spesso!

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