“La sclerosi multipla mi ha dato il coraggio di non mollare”

Una campionessa di karate che si trova improvvisamente di fronte al fatto compiuto: la sclerosi multipla si è messa in mezzo ai suoi programmi sportivi e non solo. Ma ha deciso di non mollare e di lottare più degli altri, senza paura.

Sono Lisa, ho 23 anni e vivo a Campobasso, capoluogo molisano. La mia conoscenza con la sclerosi multipla parte dall’ormai lontano 2017.

Era il mese di agosto, ed era la notte di San Lorenzo. Mi trovavo con i miei amici ed ho avvertito una strana sensazione al piede destro. Non ci ho dato peso, pensando che la cosa fosse dovuta al grande movimento della serata, e ai numerosi giochi fatti con loro.

Era un anno importante per me dal punto di vista sportivo, visto che stavo preparando i campionati italiani di karate in programma ad inizio ottobre, gara valida anche per i campionati del mondo under 21.

A 19 anni, ero tra l’altro nel pieno delle mie attività come tutti i ragazzi, decisa a ‘spaccare il mondo’ e pronta a fare chissà cosa pur di raggiungere i miei obiettivi.

E invece di lì a pochi giorni, qualcosa nella mia vita sarebbe cambiato. Nel breve arco di qualche ora, la mia gamba destra peggiora e comincio ad avvertire dolore e formicolio anche alla gamba sinistra, finendo quasi completamente paralizzata nel letto. Mi vedo così costretta a fare una
risonanza d’urgenza, ed ecco il verdetto impietoso: c’è l’ipotesi concreta di sclerosi multipla.

I pensieri sono tanti e le paure anche, sono costretta al ricovero presso il Campus Biomedico di Roma, dove per dieci giorni vengo sottoposta a tutti gli accertamenti e agli esami necessari, abbastanza invasivi. Con un’apposita terapia riesco a rimettermi in piedi e rientro a casa alla fine di agosto. All’atto delle dimissioni, la dottoressa mi conferma la possibilità di continuare a fare sport, perché sarebbe stato utile, ma l’agonismo era un po’ più complicato da portare avanti.

Ma non mollo, l’idea di appendere il kimono al chiodo non fa parte della mia idea. Rientro in palestra convinta di potercela fare. Inizio ad allenarmi e incontro parecchie difficoltà, la stanchezza si fa sentire ma insisto. Con il passare delle settimane va meglio. Riesco a lavorare anche un’ora. I campionati italiani si avvicinano, ma ho paura di fare brutta figura perché fuori forma. Sono tentata a rinunciare, ma la pressione di mio padre, mi convince a salire sul tatami per una competizione
così importante, che negli ultimi anni mi aveva visto sempre sul podio.

Riesco ad arrivare in finale e conquisto la medaglia d’argento praticamente su una sola gamba. È la molla che fa scattare qualcosa in me, mi sentivo molto bene, e siccome durante il ricovero a Roma avevo scoperto di essere celiaca, e che le due cose potessero essere correlate, mi ero auto convinta che fosse stato quello il problema, e che con una dieta priva di glutine, avrei risolto tutto. In realtà, purtroppo, non è così. È il mese di maggio 2018, e tre settimane prima dei Cnu 2018 organizzati a Campobasso, resto nuovamente bloccata.

A quel punto ero disperata, alla vigilia di un nuovo appuntamento importante, nel quale avrei dovuto difendere il titolo conquistato l’anno prima. Pensavo che non ce l’avrei fatta. Rispetto ai campionati italiani il tempo era esiguo e l’idea, d’accordo con papà, era quella di ritirare l’iscrizione ai Campionati Nazionali Universitari. Alla fine abbiamo deciso di prendere parte alla kermesse. Arrivo al giorno della gara non certo nelle migliori condizioni fisiche: reduce dalla terapia, mi sento stanca e spossata, ma una volta salita sul tatami, centro una straordinaria medaglia d’argento.

Conclusi i Campionati Nazionali Universitari, mi diagnosticano in maniera ufficiale la sclerosi multipla. Ad agosto comincio una cura che prevede di fare una puntura per tre volte a settimana, in alcune zone del corpo. La soluzione però sembra ancora essere più che lontana. La cura non produce gli effetti sperati, anzi. Le punture mi fanno stare male, ma sono
costretta a proseguire sei mesi, il tempo necessario per stabilire se il farmaco funziona oppure no. Una volta andato a vuoto questo tentativo, la svolta c’è quando mi cambiano la cura e passo a delle pillole, una la mattina e una la sera.

Nel 2019, però, sempre ad agosto, ho una ricaduta e resto nuovamente paralizzata. I dottori al Campus Biomedico mi comunicano che questa cura non è abbastanza forte per me, serviva qualcosa di più potente. Mi indirizzano verso il Gemelli di Roma dove trovo la soluzione. Una volta al mese, partendo alle 4 di mattina, accompagnata da papà, vado
al Gemelli, faccio l’infusione, torno a casa, cerco di riposare il più possibile e vado in palestra.

La sclerosi multipla, mi ha messo improvvisamente dinanzi ad un fatto compiuto: da quel momento, per realizzare i miei sogni, avrei dovuto lottare più degli altri ma senza nessun tipo di paura, perché in fondo mi ha dato una cosa che non tutti posseggono: il coraggio di non mollare.

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3 commenti

  1. Ciao, ho la SM dal dicembre 1993, 8 dicembre per essere precisi, non sono uno sportjvo professionista, ma sono sempre andato in bici, giorno e notte!
    Avevo la tua stessa età, 23 anni.
    Ho fatto tutto il tuo percorso, diluito su più anni, poiché i tempi erano diversi, e non c’erano tutti i medicinali che ci sono attualmente.
    Immagino la rabbia che hai in corpo, mi ricordo la mia, cerca se puoi incanararla per non mollare, per combattere, per resistere!
    È una lotta tutti i giorni!
    Mi raccomando!

  2. Io l’ho scoperta da poco. Parestesia alle mani e fascia lombare e, nel giro di un paio di mesi, la diagnosi. In generale, nella vita sono una persona che non si è mai arresa: di fronte ad una difficoltà bisogna combatterla. Ora ho tanta paura ma non ho intenzione di cedere, e non lo faccio solo per me ma anche per tutta la mia famiglia! Forza ragazzi!! Forza Lisa!!

  3. Ciao, mi chiamo Vincenzo Conigliaro, ho 45 anni. Condivido con te la stessa patologia da circa 18 anni. Più precisamente dal Settembre 2003. Anch’io dopo un breve periodo di stop sto continuando a fare karate, certo adesso non più a livello agonista. Anche perché, anche nel mio caso, non fa parte del mio carattere “gettare la spugna” e sottostare alle escandescenze di questa capricciosa. Proprio se lo può togliere dalla testa che io mi adeguo a lei. Ripeto e capisco che sono casistiche tipiche di ogni corpo umano, ma la non comune determinazione, invece, la mia forza.
    Ascolta spero tanto di poter fare la tua conoscenza e poter scambiare esperienze sia sportive che ,purtroppo, di patologia. Se ti va ti invito a contattarmi su Facebook.
    Grazie, Ciao.
    Vincenzo.

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