Le difficoltà nel mondo del lavoro

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Mi sono avvicinato a questo blog per curiosità, leggendo saltuariamente il contributo di altri giovani, per cercare altre persone che condividessero il mio stesso problema, per capire se la mia reazione fosse analoga o potessi prendere spunto da qualcuno per migliorare la mia vita.

Ho letto le storie di molti ragazzi forti e propositivi e questo mi ha dato la voglia di lottare contro un ingiustizia che mi tocca personalmente. Il primo passo di questa lotta è scrivervi.

Vorrei sensibilizzare tutti coloro che, per scarsa disponibilità di informazioni, non possono capire i disagi di chi convive con questa malattia dalle mille sfaccettature, soprattutto in ambito lavorativo.

Sono un ragazzo di 33 anni, ricercatore precario in una pubblica amministrazione.
Da 10 anni con SM, disabilità lieve ma solo appena sufficiente da assicurarmi la percentuale di invalidità per l’accesso alle categorie protette.

Ai giorni nostri è noto che in Italia l’argomento lavoro sia molto complesso, anche per i pluri-laureati e gli altamente specializzati. Ma come molti sanno, chi ha la SM ha ancor più difficoltà nonostante la lista di leggi che dovrebbe tutelarci.

Per chi ha la SM come me, infatti, esistono numerosi controlli di routine, cicli di somministrazione di farmaci, visite specialistiche, ricadute e terapie che purtroppo hanno conseguenze catastrofiche sul lavoro. In primo luogo i tanti giorni di assenza. Spesso, consumati tutti i permessi lavorativi, per non sovraccaricare il monte ore di malattia, si inizia a consumare le ferie, senza contare che la spada di Damocle del licenziamento è già ormai bella tesa sopra la nostra testa.

L’unico contratto lavorativo spesso accessibile per un laureato è quello degli assegni di ricerca presso le università o gli enti di ricerca dove per fortuna, si possono gestire autonomamente le ore che si dedicano per portare a compimento il progetto assegnato.

Ovviamente questo tipo di contratto non ha tutele, non permette di versare completi contributi pensionistici ed ogni anno/due deve essere rinnovato partecipando ad un piccolo concorso.

Se si è fortunati e molto produttivi scientificamente, si riesce a rimanere imbarcati su questa nave per parecchi anni senza però che il contratto possa trasformarsi in un vero lavoro a causa del blocco delle assunzioni nella pubblica amministrazione.

Il bello viene però quando si indaga sul numero di persone con disabilità che per legge ogni datore di lavoro (pubblico o privato che sia) è obbligato ad assumere. Per molti enti italiani si scopre che esiste una grossa percentuale di posti per categorie protette che rimangono non assegnati da anni, nonostante nell’organico siano presenti persone con i requisiti per accedervi.

Il motivo? Ad oggi negli enti pubblici si assegna alle persone con disabilità solo mansioni molto basilari se non umilianti (i bandi richiedono la 3a media o al massimo il diploma).

Non si tiene conto che una persona con disabilità possa essere laureato ed in grado di assolvere gli stessi compiti di una persona sana.

La conseguenza di ciò è l’esubero di persone con disabilità in ruoli amministrativi molto semplici non adeguati ne alle capacità né alle competenze personali.

Vorrei urlare una domanda affinché raggiunga più orecchie possibili, anche quelle di chi può magari fare qualcosa.

Ci sono le leggi, ci sono i posti e ci sono le persone. Come mai non si riesce a mettere in moto questo meccanismo di integrazione?

Alessio

 

Ringraziamo Alessio per questa preziosa testimonianza su un tema sempre delicato: essere informati e dare voce ai propri diritti è fondamentale!
Per questo ricordiamo anche che è disponibile, all’interno del Numero Verde AISM, un avvocato consulente del lavoro che può rispondere a dubbi e domande sul mondo lavorativo.

La Redazione 

 

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6 commenti

  1. Ti capisco anche io ho sm da più di 10 anni e il lavoro mi sta creando grossi problemi ma purtroppo non siamo tutelati e così sto arrivando alla conclusione che forse dovrò lasciare il posto.

  2. Scusate, ma quand’è che raccontate di un operaio in fabbrica con la sm. Sembra che tutti quelli che hanno questa malattia siano ricercatori. Se volete mi offro volontario per raccontarvi la mia di esperienza.

  3. Io ho lavorato per quasi 10 anni per una Spa a patrimonio pubblico ( i soldi erano delle bollette e la ditta li gestiva). Sono diventato disabili a causa della SM e il direttore si è premunito di licenziarmi sottolineando che non ero più in grado di fare nulla (ho problemi di equilibrio … non sono così grave!)
    E se volessi fare causa per discriminazione e far valere i miei diritti? Solo per arrivare al processo ci vogliono 4 anni! Meglio lasciar perdere!
    È chiaro: i disabili si possono benissimo licenziare, anzi è meglio che sono solo una rogna!

  4. ANNA PIA Reply to ANNA

    ciao secondo me è meglio fare la causa anche se ci vogliono un po di anni almeno fai vedere che tu sei dalla parte giusta e le cose si possono fare

  5. Ciao Alessio, sono dalla tua parte; io assisto mia moglie da più di 5 anni con la sm. Sulla nostra esperienza, siccome mi piace scrivere poesie ho scritta una con il tema :

    Diritto legale
    Il diritto legale è qualcosa che vale,
    va incontro a chi sta male;
    da forza e coraggio per continuare.

    Oggi il diritto è negato se non sei raccomandato,
    con una patologia evidente non bastano i documenti.

    Il diritto trova la porta chiusa, pur avendolo
    bisogna andare in causa, ed il malato deve prendersi
    l’avvocato per ottenere il diritto approvato dallo stato.

    Uno che sta male veramente, trova tutto questo umiliante,
    non basta il dolore che porta nel suo cuore, ci vuole
    il Giudice di pace; con la sua sentenza per stabilire che
    il diritto legale è di sua appartenenza.

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