I miei viaggi, come le cure, sono stati il mio antidoto contro la SM

Maddalena 10-05-2016

Avevo compiuto da poco 20 anni, quando la SM è entrata nella mia vita. Ero al secondo anno di Lingue. Avevo scelto di studiare arabo ed inglese perché il mio sogno era poter conoscere il mondo in prima persona e diventarne cittadina a pieno titolo.

Da quando ho saputo di avere la SM, la mia più grande paura è stata ed è quella di perdere la capacità di ricordare le parole e di articolarle correttamente.  Dopo lo sgomento iniziale, però, mi sono detta che questa paura non doveva fermare il mio percorso, come non doveva farlo il timore di stare male in contesti e paesi che non conoscevo. Il viaggio è una dimensione necessaria ad uno studente di lingue!

Se la SM mi costringeva già a grossi sacrifici a causa delle cure e del senso di precarietà che pervade le vite di noi tutti, non potevo certo permetterle di rovinare anche quelle che sarebbero state alcune delle esperienze più formative e belle della mia vita. Queste sarebbero rimaste per sempre dentro di me, anche se le parole mi avessero abbandonata.

Con mia grande gioia, pochi mesi dopo la diagnosi, si è presentata l’occasione di una vacanza-studio e sono volata nello Yemen assieme ad un gruppetto di altri studenti, a perfezionare il mio arabo. Ho organizzato il viaggio in ogni dettaglio: volevo evitare di avere problemi nel trasportare il farmaco e, visto il periodo estivo, non volevo averne durante eventuali escursioni.

Lo Yemen e le sue meraviglie hanno ben presto dissipato le mie ansie. Col passare delle settimane, mi rendevo conto che stare lì e vedere la povertà dignitosa di quella vita mi aiutava molto a relativizzare ciò che mi era accaduto pochi mesi prima. Il ricordo più bello che conservo di quel viaggio è quello di un bambino che sguazzava a piedi nudi in una pozzanghera dopo un temporale. Aveva le gambe escoriate e malridotte, ma nonostante ciò si divertiva e sembrava il più felice del mondo. Da allora, ho deciso di adottare quell’atteggiamento: avrei cercato sempre di vedere il bello della vita e di guardarla con l’entusiasmo di una bambina, nonostante la SM. Sarei tornata nello Yemen anche l’estate successiva, e stavolta da sola.

Qualche anno dopo, sono stata selezionata per uno stage di diversi mesi presso un’Istituzione italiana al Cairo. Avevo avuto diverse ricadute  nel corso dei due anni precedenti ed anche le cure erano diventate più impegnative, così come i connessi effetti collaterali. Questa situazione mi aveva portato maggiori timori e, la ferma opposizione dei miei cari, alimentava ancora di più i miei dubbi. Alla fine, però, mi sono resa conto che mi faceva molta più paura il pensiero del rimorso. Da bambina avevo sempre sognato di andare in Egitto! Ho deciso di partire e non me ne sono certo pentita: ho avuto la possibilità di vedere posti stupendi e di fare esperienze fondamentali per il mio futuro.

Dopo questa esperienza ho fatto diversi viaggi in Nord Africa che, seppur meno lunghi, sono sempre stati molto intensi, pervadendomi di un senso di “vittoria” nei confronti della sclerosi multipla, che non è mai riuscita a fermarmi.

Queste esperienze mi hanno anche dato il coraggio di seguire il mio innato desiderio di indipendenza e di andare a vivere in un’altra città, lontano da casa.

I miei viaggi, con il benessere che mi hanno regalato prima, durante e dopo, sono stati il mio antidoto contro la malattia, almeno quanto le cure.

Credo che non bisogni mai perdere l’interesse verso la quotidianità e verso i propri sogni, pensando che non sarà mai come prima. Per quanto mi riguarda, sapere di avere questa ingombrante compagna di viaggio, mi ha aiutata a godermi di più ogni dettaglio del «paesaggio»!

Maddalena

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8 commenti

  1. Maddalena
    Sono molto contento di sentirti cosi ….purtroppo come sai bene la forza di volontà è un ottimo antidoto ma non essendo un match di pugilato dove si puo vincere ai punti …..quando si ricevono i pugni si va giu e quando ci si rialza …..ci si sente colpiti.
    È bello sentire dei tuoi viaggi…fanno tanto dimenticare il presente costante che si vive e siccome in questa galera non si esce per buona condotta …..la scontiamo …..e se vogliamo dare un nome a cio che ci affligge costantemente lo possiamo fare è come dare un nome ad un. Nido di vespe che abbiamo in giardino …dolo che una rosa è una rosa ..un nido di vespe è un nido di vespe !
    Ciao giuseppe

    • Concordo, ma l’amore per quello che fai non ti fa dimenticare il nodo di vespe…ti porta a rialzarti con sempre mAggior entusiasmo, perchè sai che la vita non è solo quello, c’è qualcosa per cui valga la pena lottare 🙂 come leggi nell’articolo, anche io ho avuto un periodo molto turbolento prima del tirocinio, ma il pensiero di avere tanti altri mondi da vedere e cose da fare mi ha dato una grande spinta (assieme ad altre cose, ovviamente).

  2. non ti conosco ma mi basta questo racconto per stimarti. grande

  3. grazie a tutti 🙂

  4. Grande mi fa sperare di andare avanti..! E di sognare di poter riprendere le attività sportive che andavo matta..! Ciao..

  5. Sei bellissima e coraggiosa proprio come ti ho sempre voluta,tuo padre.

  6. Ciao Maddalena, sei forte e mi piace il tuo antidoto; a me piace pure viaggiare ma con tutta la famiglia, ora che mia moglie è allettata ed io l’assisto 24 su 24 ore con la SM da 6 anni.
    Io sono stato pure in Egitto nel 1982 certo che ci sono cose uniche al mondo…
    Non perdere mai la speranza!!
    Antonino l’ombra di Aurelia

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