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Vacanza in Salento: la sorpresa di un lido accessibile sulla scogliera

Come ogni anno le ferie di Agosto sono sinonimo di casa. Tornare dalla mia famiglia, nel posto in cui sono nata a cavallo di Ferragosto è un rito a cui non posso sottrarmi. Anche se per pochissimi giorni, adoro farmi trasportare dalle belle serate in compagnia di amici, dal buon cibo e dal profumo del mare. Riesco a trovare un certo piacere anche nel caos di gente che affolla spiagge, locali ed eventi tipici dei giorni estivi. Soprattutto negli ultimi anni, poi, il Salento e le coste delle provincia di Lecce sono tra le mete più frequentate dai turisti.

Il particolare caldo delle ultime settimane, però, ha reso questa breve pausa un po’ faticosa. Avere già alle 10 del mattino una media di 40 gradi e un tasso di umidità quasi del 50 per cento, non agevola nessuno, ancor meno chi come noi ha qualche difficoltà e si ritrova ad arrancare più del solito.

Se da un lato tutto questo caldo mi ha messo K.O. rendendo le mie giornate di vacanza particolarmente provanti, dall’altro devo ringraziarlo perché mi ha permesso di riscoprire la spiaggia vicino casa che frequentavo da bambina.

Dove andiamo al mare?

Date le temperature, data la fatica e data la voglia di relax, abbiamo deciso di non avventurarci verso le spiagge dorate della costa ionica, preferendo il mare «sotto casa».

Negli ultimi anni, da quando non ho più l’agilità e l’equilibrio di una volta, la meta per un tuffo veloce è sempre stata Castro, piccolo borgo marittimo molto caratteristico che sorge sulla scogliera della costa adriatica, tra Otranto e Santa Maria di Leuca. L’insenatura che si trova vicino al piccolo porticciolo, infatti, è stata resa particolarmente agevole e questo permette a chiunque di poter entrare in acqua senza particolari problemi e, soprattutto, senza dover saltellare tra gli scogli.

Quest’anno, però, la folla di bagnanti, i parcheggi tutti occupati e il caldo che ti leva qualsiasi voglia di fare, mi hanno spinto a proporre una nuova meta: Andrano, il mio paese di origine.

Lì ho imparato a nuotare e a fare i primi tuffi, poi però ho smesso di andarci perché era un po’ scomodo, soprattutto fare il bagno. Inizialmente, infatti, ci siamo fermati in un punto della spiaggia molto bello ma molto poco accessibile e così mentre mio marito nuotava felice nell’acqua limpida, io ero seduta sul mio telo a guardarlo.

Poi abbiamo fatto una bellissima scoperta. Pochi metri più avanti c’era un sorta di stabilimento con lettini e sdraio posti su piattaforme di legno che arrivavano fino al mare. Alcuni conoscenti con cui ci eravamo fermati a parlare ci hanno raccontato che si trattava di un lido pensato principalmente per le persone con disabilità e per tutti coloro che hanno difficoltà ad accedere al mare.

Una scoperta inaspettata: un lido accessibile creato sulla scogliera

Presi dalla curiosità siamo andati a vedere. Ammetto di essere  partita con quell’atteggiamento un po’ scettico ed ipercritico tipico di chi vive ormai in una grande città e invece… Da quel pomeriggio e fino al nostro ultimo giorno di ferie, SWIM – Liberi di nuotare, è diventato il nostro lido.

Bella la struttura, bello il mare (ovviamente!), bella l’atmosfera. È stata davvero una scoperta! Grazie alle piattaforme e alle pedane in legno appositamente pensate, tutti, anche i bagnanti della spiaggia libera, possono accedere al mare con il massimo comfort. Inoltre, le persone in carrozzina o chiunque altro ne abbia bisogno possono entrare in acqua con l’aiuto di specifiche attrezzature nonché con il supporto e l’assistenza del personale specializzato.

A gestire tutto questo, Rosario e Salvatore. Due fratelli gemelli, due ragazzi intraprendenti e vogliosi di cambiare la realtà in cui vivono, di renderla sempre migliore. Sarà perché sono due gocce d’acqua, ma per loro le differenze non esistono e le barriere sono un ostacolo agli occhi e non alla mente. Forse l’atmosfera che si respira tra gli ombrelloni di SWIM è speciale anche per questo.

All’ingresso del lido, vicino al tabellone con il logo c’è una fioriera costruita con materiali da recupero (perché in questo stabilimento si svolgono anche attività ricreative), sulla quale è riportata una frase che dice: «Chi semina utopia, raccoglie realtà».

Mi è piaciuta così tanto che ho voluto annotarla tra le pagine del libro che leggevo sotto l’ombrellone in uno di quei momenti di dolce far niente che, grazie a questo progetto, mi sono potuta regalare in riva a quel mare che mi ha vista crescere e nel quale dopo tanti anni ho potuto rituffarmi.

6 risposte

    1. Grazie mille Stefano! E non preoccuparti per l’errore 🙂 Se mai capiterai in Puglia d’estate e farai un giretto in quella spiaggia, mi dirai com’è andata. Ciao!

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