Noi e solamente noi possiamo aiutarci

sclerosi multipla noi

Tutto è iniziato a luglio del 2014 ma non potevo saperlo. Incidentalmente avevo preso lo spigolo dello sportello della macchina nell’occhio sinistro e man mano che passavano i giorni da quell’occhio vedevo il nulla, il buio totale.

Andai dall’oculista accompagnata da mio marito e da mia suocera, volevo capire se si trattava di un distaccamento di retina. Dopo la visita lui mi mandò in  ospedale per effettuare ulteriori accertamenti, in particolare campo visivo e potenziali evocati visivi.

Tornata a controllo, mi prescrisse un ciclo di cortisone e una protezione per lo stomaco: il risultato fu che la vista tornò nel giro di una settimana e mezza.

 

I primi sintomi

A dicembre di quello stesso anno cominciai ad avvertire una sensazione di formicolio che partendo dai piedi arrivava sino al seno. A distanza di qualche settimana non riuscivo più a tollerare questa situazione, così il 19 gennaio 2015 mi feci accompagnare alla Guardia Medica. La dottoressa dopo aver fatto svariati tentativi di stimolazione tattile e sensitiva, mi disse di recarmi in ospedale, in neurologia,  già il giorno successivo, con urgenza.

La mattina dopo, il 20 gennaio, sono arrivata in ospedale di buon ora. Là un’altra dottoressa mi sottopose nuovamente agli stessi controlli della sera prima e decise di ricoverarmi d’urgenza.

 

Gli esami

Nei giorni seguenti mi vennero fatti una serie di accertamenti e, il fatidico 23 gennaio, anche la rachicentesi. Nel pomeriggio mi dissero che il giorno successivo avrei dovuto fare l’ultima risonanza e che mi avrebbero poi dato subito i risultati.

Quello fu il giorno più brutto della mia vita. Con mio marito accanto, il dottore mi diagnosticò la sclerosi multipla. Gli occhi mi si riempirono di lacrime e al contempo guardando il volto di mio marito vedevo il terrore.

Alle dimissioni del 27 gennaio, chiedemmo ai medici se era possibile fare qualcosa, ma ci venne risposto di attendere 6 mesi per vedere il tipo di evoluzione.

 

La terapia

Abbiamo atteso per circa un mese, poi, non sopportando più questa situazione, ci siamo recati in un Centro Clinico a Pavia. Era il 16 marzo. Il medico che ci incontrò rimase molto meravigliato del fatto che erano stati eseguiti tutti gli esami tranne uno: quello che permetteva di determinare il tipo di SM. Inoltre, aggiunse che era necessario cominciare la terapia il prima possibile

Il mese di settembre, in un altro ospedale, feci un’altra risonanza magnetica e il 9 ottobre cominciai la terapia.

Sono passati circa 4 anni da quando è cominciato tutto, di uno perso a capire la forma di SM e il posto dove andare. Oggi sono dove mi sono recata la prima volta.

In questo lungo percorso ho affrontato diverse difficoltà provando comunque sempre a riderci e a scherzarci sopra. L’allontanamento della mia famiglia di origine, quello di “presunti” amici, l’inizio della mia depressione e dei miei sbalzi d’umore, sono alcune delle situazioni che ho dovuto affrontare.

La SM mi ha tuttavia fatto capire, e continua a farlo ancora adesso, chi sono le persone che tengono davvero a me, quelle che mi vogliono bene… a partire da mio marito e dalla sua famiglia.

Dopo questo periodo buio, però, sto cominciando a vedere la luce in fondo al tunnel.

La mia speranza e il mio augurio è solo che nessuno cada mai nel baratro.

Noi, e solo noi possiamo aiutarci.

A.

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1 commento

  1. Grazie. Condivido la tua speranza e il tuo augurio. Ci possono aiutare davvero poche persone.

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