Una cronaca emozionante ed energica, capace di metterci per un momento nei panni di F. quando affronta la diagnosi di sclerosi multipla.
26 anni. Studi finalmente finiti. Due Lauree. Esame di abilitazione alla professione. Un master appena iniziato. Primo lavoro. Tutto sembra andare per il meglio e sono serena.
A marzo una risonanza, prenotata più di un anno fa per delle semplici vertigini, e tutto crolla. Mi allertano immediatamente, devo vedere al più presto un neurologo. Ma non mi spiegano. Lui già sa, ma continua a chiamarla “malattia infiammatoria” e io non mi allarmo. “Anni fa era una malattia di cui preoccuparsi seriamente, ma oggi ci si vive bene”.
Capisco al volo. D’altronde, un anno fa (quando non avevo ancora alcuna idea di essere già malata) sono entrata a far parte del mondo AISM come volontaria e sono stata formata a riguardo.
Ricordo solo di essermi alzata, terrorizzata, e di esser scoppiata in un pianto isterico. Mia madre continua a non capire. “Ho la sclerosi multipla, ma’”.
Crolla tutto. Pensavo sarei uscita da quella visita con un qualche antiinfiammatorio, e via. E invece no. Inizia il ricovero per quella maledetta puntura lombare. Atroce. Poi seguono risonanze e prelievi. E lo sa bene l’infermiere Gianluca, mio coetaneo, che la leggeva negli occhi la mia paura per aghi e prelievi ed era sempre lì a tenermi la mano, dal prelievo del midollo alle flebo di cortisone. Sempre. E Stefano, anche lui mio coetaneo, che appena aveva due minuti liberi “dai che sei tosta”. E io iniziavo a crederci.
Dieci giorni di totale ansia, sperando che l’esame del liquor avrebbe smentito la diagnosi.
Ho la sclerosi multipla.
Per i medici la stronzetta “non darà problemi, è una forma assolutamente benigna”. Piccolo sospiro di sollievo. Finalmente vengo dimessa. Torno a casa con la mia terapia e mi riprendo la mia quotidianità, la mia famiglia, i miei amici, il mio lavoro, i miei concerti. Con 300 sveglie in più sul telefono per ricordami di prendere le pasticche. Non sarà sempre facile, ovviamente. Le ricadute potrebbero esserci e potrebbero essere anche pesanti. La stanchezza c’è ma non mi ferma. La paura per quello che sarà è ciò che pesa più di tutto il resto.Non l’ho accettata e non l’accetterò MAI. Ma, tutto sommato, alla stronzetta devo riconoscere di avermi fatta scoprire molto più tosta di quanto potessi mai immaginare. Ho tenuto botta e ho già vinto.
Incazzata nera, mi riprendo la mia bella vita.
F.
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