Io, la sclerosi multipla e il nuoto

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Iniziai a nuotare nel 2005, quasi per gioco, in estate. Allungando il mio corpo in vasca (ancora ero SM benigna, pressoché asintomatica) sentii subito quello che chiamo relief, sollievo. Ah che bello, che leggerezza. Cominciai subito regolarmente. Mi piaceva, mi prolungava l’estate nella mente, e da qualche parte, avevo letto che era indicatissimo per la SM. Da lì a fare lezioni di perfezionamento con l’amica nuotatrice, e poi ad allenarmi seriamente, il passo fu breve.

Mi allenavo con costanza e passione crescente; corressi, perfezionai e allenai la nuotata, e superai lo scoglio più grande per me da neofita, il delfino. Una collega, nuotatrice in una squadra Master (non sapevo neppure cosa fossero, i Master) mi chiese, “perché non entri in squadra con noi?” Dopo poche titubanze mi ‘buttai’, letteralmente. Sapevo di non essere esattamente una freccia ma, primo: nuotare intensamente mi faceva stare troppo bene, secondo: io lo sapevo, che prima o poi si sarebbe fatta viva la malattia, e volevo prima provare la sensazione di tuffarmi da un blocco di partenza al via. Pensavo, me la ricorderò questa sensazione adrenalinica, lo start, il tuffo, l’entrata.

Ho nuotato come Master, cioè agonista adulta, con una squadra regionale nota a livello nazionale. Alcuni lì sono ex-agonisti, cioè nuotatori dall’infanzia, altri neofiti come ero io (e la differenza si vedeva, ma non ce ne importava né negli allenamenti, né in gara, ci divertivamo insieme e cazzeggiavamo). C’erano Master anche di 75, 80 anni e questo rendeva ai miei occhi il nuoto davvero accessibile a tutti (e lo è!). I tempi non erano granché, ma io sono più di resistenza che veloce, la rana era – e sarebbe ora – il mio stile (la mia schiena ringrazia…). Nuotai nei Master nel 2008 e 2009 e andò tutto benissimo. Guadagnai anche qualche bronzo, e rarissimi ori, ma solo quando in batteria eravamo molto pochi.

Andò liscio anche dopo, quando la mia SM si risvegliò, da subito con sintomi motori e deambulatori. Solo, tanta fatica, e alternare i giorni di interferone all’allenamento cominciava a non bastare. Lasciai la squadra e continuai a seguirla da spettatrice. Nel frattempo la SM mi consentiva ancora di allenarmi, da me, certo con carichi molto più leggeri. L’acqua e la vasca per me sono stati in 10 anni la vita, la normalità, la forza. Tante endorfine, sentirmi forte. E ancora oggi lo sono, anche se il farmaco nel frattempo è diventato un immunosoppressore, anche se cammino col bastone e le ricadute e le lesioni aumentano, anche se già camminare pochi metri è una fatica. Ma ancora oggi, quando entro in acqua, penso: “eccomi, sono io”. Non c’è, in assoluto, momento della vita in cui mi senta più me stessa,  che quando entro in vasca.

Ogni volta entro zoppicando, se è caldo mi trascino e mi appoggio al muro. Entro, nuoto, ormai sono “solo” 700 metri sciolti e lenti. Ma quando esco da lì, miracolo, sono sciolta, dritta, e cammino molto meglio che prima di entrare. Ogni volta, andandomene via, borsa in spalla, lancio uno sguardo indietro alla vasca, con la gente che nuota dentro, squadre, nuotatori amatoriali, ragazzini, anziani; e penso, “non c’è nessuno più felice di me, in questo preciso momento. Non c’è nessuno”. Io sarò sempre lì, anche quando lascerò a bordo vasca la mia carrozzina.

A volte l’ipertono mi rende la gamba destra, quella più colpita, una stecca rigida, e non solo nuotare, ma anche camminare pochi metri a bordo vasca senza cadere, è dura. Altre volte mi tormentano i cloni, i formicolii, le parestesie. E soprattutto la fatica, che è IL problema oggi, quello che comanda tutto. In vasca, nuotando da una vita e con l’assenza di gravità, all’inizio la fatica non la sento. Però poi, uscita, pago un prezzo salato, se ho nuotato “troppo”. Oggi “troppo” significa solo 100 metri in più, 4 vasche. “Troppo” significa aver voluto fare la mia solita piccola distanza, anche se partivo già stanca. “Troppo” significa, semplicemente, aver voluto sentirmi viva per cinque minuti in più. Non chiedo cose irraggiungibili né medaglie paralimpiche, chiedo solo di sentirmi viva.

Fatica e deficit a parte, mi sento sempre e comunque me stessa in vasca, qualunque sia oggi, e qualunque sarà domani, la mia disabilità. Gestire la fatica, bilanciarla con la mia caparbietà, quello è il problema di oggi. Oggi il traguardo è accettare di fare 100, 200 metri in meno perché sono stanca, e rimandare gli sforzi alla prossima volta. Perché se no poi, il prezzo lo pago salato. Ma intanto il nuoto c’è, e ci sarà sempre.

Laura S.

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19 commenti

  1. Cornelia Gasparin Reply to Cornelia

    Cara Laura, capisco perfettamente quello che dici. A volte io decido di pagare (sperando forse che questa volta vada un po’ meglio) e quindi non rinuncio alle ultime 5 vasche. Poi pago, pago sempre però…che bella nuotata. Un abbraccio

  2. Cara Cornelia ti capisco… Ora mentre ti scrivo sono appena uscita dalla vasca ed è una di “quelle” volte… Ma che felicità! Pagherò il conto salato? Pagherò, pagherò. Ma intanto siamo VIVE! Continua così anche tu!

  3. Giovanni Profeta Reply to Giovanni

    Cara Cornelia, non sai come mi vedo nelle tue parole, anch’io nuoto da bambino, e poi, apneista ad livello agonistico, devo dire che mentre sono in acqua, la MIA SM resta sulla Riva, in acqua sono Io, é cosi difficile da spiegare, solo gente con un inmenso amore per Il mare puo capire, ti capisco benissimo, Io lo sento lo stesso. Nuotare e un piacere

  4. Ciao Laura S., come me!
    A marzo di quest’anno a mio papà, 55 anni, è stata diagnosticata la SM, che si presume fosse latente da 5 anni, scambiata per un’altra patologia. Si è manifestata subito in maniera piuttosto “violenta”, bloccandogli l’intera parte sx del corpo. Ora, dopo mesi, si è ripreso piuttosto bene e per chi non lo conosce sembra tornato quasi tutto come prima. Convive costantemente con una sorta di capogiro, che ad agosto, dopo una nuotata, è svanito per un po’. Era il primo bagno al mare dopo l’esordio della malattia, non è stata una nuotata vera e propria perché non ci è riuscito ma diciamo che qualche bracciata l’ha fatta. La sera stessa quasi non stava in piedi, probabilmente per la fatica. Il giorno dopo sembrava un’altra persona, stava bene! Cerco di convincerlo ad andare in piscina, qualche volta, sperando che gli possa fare bene come è successo al mare…ma lui è un pigro! Gli farò leggere la tua storia, speriamo possa essere uno stimolo. In bocca al lupo!

    • Spero tu riesca a fargli capire che piano piano, dosando le energie, il bilancio per lui sarà sempre in positivo. Sarà sempre meglio che non aver nuotato (o sguazzato, o quel che vuoi). Fammi sapere! 🙂

  5. Ti capisco!!!!! In acqua ci si sente leggeri, a volte ho la senzazione di essere come una farfalla che prende il volo, devo solo stare attenta a non volare troppo ……perchè poi ko

    • ciao Mara come ti capisco… è quel famoso conto che si paga salato. Ieri ho volato, oggi sono “atterrata”. Ma va bene così, dal divano alla poltrona e se devo camminare, vai di bastone. Ma va bene così, ho nuotato e sono felice. Certo però, quel famoso equilibrio…

  6. Anch’io dopo tanto ritorno in piscina anche se ora sto peggio ma non.mi arrendo perché in acqua mi sento io e “lei” ma senza bastone appoggiata al muro o per terra. In acqua mi sento”libera”. Voglio incominciare a vivere!!

  7. ho 29 anni e nuoto da quando ne avevo 5. Laura, hai spiegato con parole meravigliose quello che sento io ogni volta che entro in acqua. grazie!

    • Grazie a te Chiara e continua sempre così… Qualunque sia il tuo stato successivo puoi farlo. Io lo penso seriamente, che lascerò a bordo vasca la carrozzina (c’è già chi lo fa e nuota!). Ma se ciò (incrociamo le dita) non avviene, resta sempre e comunque una fantastica riabilitazione!

  8. Ciao Laura,
    anch’io ho la Sm da 13 anni ormai, ma non ho mai smesso di nuotare, sono 25 anni che lo faccio e non mi sono mai fermata, anche se dopo la diagnosi è stata dura riprendere. Ora faccio sempre meno vasche, ma anch’io come te, penso che se sarà ci andrò con tutta la carrozzina!
    Grazie x il tuo post…ho le lacrime perché descrive perfettamente il mio è il nostro sentirci VIVI nonostante tutto e il mio dire in vasca ” questa sono io”.
    Forza ragazzi noi siamo più forti!!!

    • Grazie a te Noemi, a te e a tutte le persone (e saranno molte di più di sicuro:)….) che si sono riconosciute in questo post. La bastarda avanza e comunque il prezzo lo pago salato, ormai (ieri nuotata di 600 metri e ho smaltito tanto….); ma non ci rinuncio. A volte va meglio, a volte va peggio, a volte mi sento viva a volte (come ieri) vado perché so che devo andare (in fondo questo fa lo sportivo, no?). Ma è un punto fermo. Tu a che punto sei con le vasche?? baci Laura

  9. Grazie Noemi, se vuoi aggiornami sulle tue nuotate e sulle tue vasche… Come va, i giorni OK i giorni KO… Mi fa piacere… facciamo un “diario del nuoto”! Auguri nuotatrice

  10. Ho ricominciato il mese scorso dopo la pausa estiva e ho fatto 12 vasche…sembravo una novantenne è stata dura tornare a casa!!! Ma il nuoto è anche allenamento e noi lo sappiamo bene, quindi piano piano sono salita a 20, ma ne pago le conseguenze perché esco con la gamba dx piuttosto rigida e ho bisogno di un bastone, ma dopo 3/4 ore mi sento di un bene e la mia schiena ringrazia! A questo non rinuncio, il nuoto sono io senza Sm! =)

    • Hai ragione Noemi, il nuoto ci fa sentire senza SM (o quasi…). Ma se proprio non gliela vuoi dare vinta alla fatica (specie dopo la pausa), lentamente da 12 passa a 14, poi 16 poi 18 e 20… con la pazienza di un cinese! Vedrai che paghi un prezzo meno salato e ti senti meno novantenne (ti capisco… io ieri ho nuotato con una ripa di circa 80 anni che secondo me filava meglio di me!!). Bacione!

  11. Ciao Laura
    anche io per puro caso dall’estate 2016 ho deciso di ricominciare a nuotare seriamente.
    Io però a differenza tua sento la fatica in acqua, e spesso mi viene il fiatone anche se ho smesso di fumare.
    Nonostante tutto nuoto perché il nuoto riattiva il sistema immunitario e rinforza i muscoli.
    E poi perché anche a me piace molto nuotare.
    In piscina nessuno sa che ho la SM, una brutta SM che ho combattuto dall’età di 19 anni con tutte le mie forze, con tantissimo cortisone, e decine di paresi.
    Io non penso alla mia SM, conduco una vita normale e sono molto credente.
    Ti abbraccio

  12. Ciao Laura. Io, pensa, mi sono avvicinata al nuoto la scorsa estate. Faccio scherma in carrozzina a livello agonistico, sono strainnamorata di questa disciplina, ma non nego che spesso l’essere mancina adattata e la fatica, mi scoraggiano non poco. Così per non fermarmi nel mese di agosto, ho ripreso il contatto col nuoto (abbandonato da troppi anni per paura, dettata dalla poca padronanza del mio corpo). Amore a prima vista e, soprattutto, grande soddisfazione. Anche quando sono stanca, faccio una breve pausa e riesco a ricominciare a nuotare. Ho deciso di iniziare l’agonismo. Mi chiedo sempre se non stia forse pretendendo troppo da me stessa. Ho quasi 53 anni, la SM da 30 (oggi è secondariamente progressiva) ed una grande forza di volontà, che è anche quello che mi fa affrontare la malattia con tanti momenti di scoraggiamento ma anche con il sorriso.
    Grazie della tua testimonianza e delle tue parole.
    Mi piacerebbe chiacchierare con te

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