Storie per un mondo libero dalla sclerosi multipla

Della malattia non si sa niente

Sul primo numero di SM Italia del 2017, Paolo spiega come la difficoltà a vedere i sintomi della sclerosi multipla porti molte persone a identificarla solo con una carrozzina. Ma come gli ricorda Simona nelle pagine della rivista, le distanze si possono accorciare.

In questi dieci anni di convivenza con la SM a fianco della mia Simona, ho imparato tante cose che prima nessuno di noi poteva sapere. Che è una malattia complessa, dai mille risvolti e mille sintomi. Che ogni giorno ti presenta un conto diverso da pagare. Che non sempre c’è rispetto dei diritti e senso civico in materia, basta farsi un viaggetto all’estero per capire la differenza. Ma soprattutto: che nell’immaginario della gente, gli ausili sono il termometro della malattia. La carrozzina, in particolare, lo è. Come se si riducesse tutto a quello. Simona usa il bastone, magari solo per entrare in un negozio o andare a messa? E c’è chi dice, ‘fantastico, sei guarita’. Usa la carrozzina per le distanze appena più lunghe? E il commento è, ‘poverina, mi dispiace’.
E questo semplificare, questo ridurre tutto a un oggetto, a volte mi fa sorridere, altre volte imbestialire.
Perché ti fa capire che della malattia non si sa un bel niente.

In ogni attività spontanea
l’individuo abbraccia il mondo.
Erich Fromm

C’è da comprenderli: per quanto è complicata la SM, ci abbiamo messo una vita noi, a conoscerla. Ma insomma: un problema motorio, tutto ciò che prevede un ausilio fisico – bastone, deambulatore, stampella o carrozzina che sia – per quanto può esser duro, si gestisce e si supera. 

Mentre sono ben altri, i problemi della SM di Simona che mi fanno spavento! E che non vedendosi da fuori, è come se non ci fossero, e sono sistematicamente sottovalutati. A me fa molto più spavento non poterla aiutare sulla fatica, improvvisa e fulminante, sui sintomi cognitivi, emotivi, di sensibilità corporea, di vista, di continenza. Per questi e molti altri aspetti non c’è ausilio o ‘carrozzina’, ma la gente non li vede e quindi non li calcola. La carrozzina invece la vivono male, quasi come fosse un trauma ai loro occhi. E pensare che Simona l’ha accettata da subito, così come gli ausili precedenti, così come hanno fatto le nostre due figlie, e così come ho fatto io. Perché facilitavano la vita di tutti, e ci restituivano un’autonomia che pareva scomparsa. Basterebbe non dico chissà cosa, ma un po’ più di curiosità, di apertura, d’interesse verso una patologia complessa come la SM. È chiedere troppo?

Paolo Benetti

8 risposte

  1. Mi chiamo marina e non sai quanto ti capisco. Io lo scoperta un anno fa, e anche se chiedi un aiuto esterno non te lo da nessuno. A me rispondono sempre che deambulo quindi per loro sto benissimo. Ma le parestesie continue, le vertigini le gambe che si addormentano all improvviso. Purtroppo come dici tu ha nessuno interessa informarsi. Questa è una cosa che ti dispiace e ti fa male

  2. Purtroppo avete ragione, molte persone non capiscono, o non vogliono capire i nostri problemi Solo tante parole inutili.

  3. Infatti anche io sono d’accordo con voi perché se non c’è qualcosa di evidente stai bene e puoi camminare, però infatti ci sono quei sintomi invisibili che nessuno vede e solo tu li vedi molto evidenti e ti creano fastidio

  4. Sono nella stessa situazione.I miei sono sintomi (invisibili) ma comunque presenti.Allora ,alcune volte ,anche fra noi malati(odio questo termine) c’è tanta ignoranza.Mi sono sentita dire: beata te,tu cammini!
    È il ho perso le staffe!

  5. Solo chi convive ogni giorno questa malattia può capirti.In poche righe hai descritto anche la mia vita e sicuramente anche quella di tanti e quanta ignoranza e indifferenza ci sia in giro .

  6. Purtroppo spesso accade che non essendoci sintomi visibili e non vedendo quello che accade dentro una persona con SM non si dia peso … ma d’altronde chi non conosce come fa a sapere…anche se spesso quelle frasette che sminuiscono quello che è la SM e anche un po’ quello che sei tu, sono irritanti.

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